“Sentieri di notte”: Un passo del romanzo

di Giovanni Agnoloni

il nuovo Berlinese è fiero di poter pubblicare un passo del romanzo Sentieri di Notte (che l’autore spera di poter presentare a Berlino nel prossimo autunno).

Qui vediamo Piotr Woźniak che, appena uscito dal suo nascondiglio negli Hackesche Höfe, inizia il suo percorso verso Alexanderplatz. In particolare, spicca la presenza del Tacheles, il centro hippy di Oranienburgerstraße, ormai destinato alla demolizione, ma che Agnoloni immagina ancora in piedi nel 2025, e addirittura proclamato patrimonio artistico.


“Tutto sembrava deserto. Le case erano mute, le persone rannicchiate al loro interno come animali spaventati. Si preparava un lungo letargo, che avrebbe richiesto una forte resistenza. Strano che Oranienburgerstraße non fosse presidiata. Forse perché si trattava di una strada popolata di notte da bellissime prostitute, che rubavano gli sguardi destinati durante il giorno alle facciate dei palazzi del quartiere ebraico. Ma adesso anche loro latitavano. La via era un guscio vuoto, l’esoscheletro di un’esistenza finita.

Mentre camminavo, inspiravo l’aria fresca. Avrebbe potuto essere una notte magica, di pace e armonia. Ma c’erano quei soldati. Ero sdegnato per quella violenza gratuita, perpetrata a tradimento. A volte militari in azione popolavano i miei incubi. Avevano turbato il mio sonno fin da bambino, quando i miei mi raccontavano le storie della Polonia comunista, e adesso l’idea stessa di una pattuglia in azione mi angosciava. Vedevo ancora quei fotogrammi sgranati in bianco e nero, con uomini in divisa dagli sguardi spogliati di ogni pietà. Quelle immagini evocavano dentro di me solitudine e smarrimento, e l’impossibilità che ci fosse un domani: cunicoli bui e claustrofobici, che erano stati parte anche della storia di Berlino e disegnavano un reticolo per le vie della città prima nazista, poi sovietica. Un puzzle di tasselli di orrore totalitario ne tappezzava l’anima e la topografia, e il golpe del Sistema li aveva riportati a galla, spazzando via le luci, i colori e il fermento di anni di rigoglio tecnologico.


I ristoranti di Oranienburgerstraße, che solitamente richiamavano stuoli di clienti attirati da una scia di profumi appetitosi, mostravano tristi serrande abbassate.

Copertina del libro "Sentieri di Notte"

Mi fermai dopo aver dato un’occhiata di sfuggita alla stazione della metropolitana all’angolo con Tucholskystraße. L’ingresso era sbarrato da una cancellata. Avevo vagheggiato l’idea di utilizzare il tunnel sotterraneo, certo che i treni fossero stati bloccati. Non me la sentivo di avventurarmi a cielo aperto per le strade interne, da dove giungevano rumori sommessi. Sarei andato più avanti, per poi tentare di rientrare verso il centro da Friedrichstraße.

Ma in fondo alla strada il silenzio ricominciò a frammentarsi. Movimento. Qualche luce di faretti autoalimentati.

Sgusciai di lato non appena giunsi all’altezza di un vecchio edificio gestito da hippy, che dopo lunghi anni di abbandono era stato dichiarato patrimonio artistico, coi suoi murales a perdita d’occhio che quasi ne corrodevano le pareti. Un luogo abbandonato, quasi l’ologramma di un passato svanito.

L’antro era oscuro, una specie di tana contorta, dove solo pallidi raggi di luce lunare filtravano dall’esterno e consentivano un sia pur minimo orientamento. In un corridoio laterale vibrava un neon: qualche accumulatore era ancora in funzione, ma chissà quanto avrebbe resistito. A terra giaceva un tossico quasi privo di sensi, con lo sguardo perso e la mano protesa, farfugliando parole incomprensibili. Era il primo essere umano che vedevo, dopo il putsch. Doveva essere collassato subito prima del black-out, senza accorgersi di nulla.

Salii al piano superiore e mi affacciai con prudenza a una finestra che dava sulla strada. C’era un’altra camionetta, all’incrocio con Friedrichstraße. Vidi uomini in armi. Non potevo passare da lì.


Per un attimo ebbi la sensazione di essere braccato, e che sarebbe stato impossibile abbandonare quel palazzo e raggiungere Alexanderplatz. Poi ricordai di aver letto che una volta gli hippy che lo gestivano organizzavano feste alcoliche sul retro, dove un muro separava l’edificio da un parcheggio. Attraversai di nuovo le buie stanze tappezzate di intonaco e moquette rancida, scesi al piano di sotto e aprii una porta metallica. Dava su un muro sbreccato che faceva da appoggio per cumuli di ferraglia e immondizie varie. L’umidità aveva reso tutto più sdrucciolevole, ma ci salii sopra in tre balzi, fino a sporgermi con la testa sopra quella barriera.

Davanti ai miei occhi si apriva, desolante, una terra di nessuno, come quella che un tempo separava il Muro Est da quello Ovest. Mi sentii proiettato nell’abisso del Ventesimo secolo, che percepii sulle mie ossa vivo e penetrante come una pioggia gelida. Si era alzato un vento leggero che faceva fremere un arbusto di sterpi poco distante. La luce lunare enfatizzava i dettagli di quel paesaggio brullo e malinconico. Era uno scenario di abbandono, un palcoscenico sguarnito dove tra qualche istante mi sarei dovuto muovere come un felino, per non destare sospetti. L’area di quel parcheggio non era mai stata sfruttata, per qualche vincolo edilizio che non conoscevo. Una delle poche zone franche, in un territorio superurbanizzato. Mi spinsi col busto oltre il margine del muro e lo scavalcai con una gamba.

Tirai il fiato. Cinquant’anni fa una raffica di mitragliatrice mi avrebbe falciato all’istante. Ma ero nel presente, sia pur intriso dell’anima più nera di quel tempo, che pareva riportato in vita da un non luogo che pian piano stava diventando realtà. L’unica arma a mia disposizione era il rifiuto: rifiutarmi di credere che quel mostro esistesse, andare avanti e sconfiggerlo.

Scavalcai anche con l’altra gamba e mi lasciai cadere.”

da “Sentieri di notte”, di Giovanni Agnoloni, Galaad Edizioni, pagg. 146-148

Giovanni Agnoloni (Firenze, 1976), è uno scrittore, un traduttore (per le lingue inglese, spagnola, francese e portoghese) e un viaggiatore. Studioso di J.R.R. Tolkien, di Edward Bach e di spiritualità, è anche autore di “Tolkien e Bach” (Galaad, 2011), “Nuova letteratura fantasy” (Eumeswil, 2010) e “Letteratura del fantastico” (Spazio Tre, 2004) e curatore di “Tolkien. La Luce e l’Ombra” (Senzapatria, 2011). Collabora con i blog La Poesia e lo Spirito e “Postpopuli.it“.

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