POPULISMO DI DESTRA IN GERMANIA E ITALIA

Frauke Petry durante l’incontro con i membri dell’associazione dei corrispondenti esteri - foto: Emilio Esbardo

di Franziska Kols

Quali sono le maggiori differenze fra i partiti di estrema destra in Italia ed in Germania?

Il populismo di destra sta attualmente vivendo un momento di grazia in Germania. Fino a meno di due anni fa, la minaccia più grande per la democrazia tedesca sembrava quella dei partiti xenofobi come la NPD (Partito nazionale tedesco) o i Republikaner. Vi fu un’indignazione immensa quando rappresentanti del NPD riuscirono a entrare in alcuni Parlamenti regionali.

Ora la situazione si presenta decisamente più grave: l’ideologia di estrema destra sembra essere penetrata ormai in molte parti della società.


Sedicenti “cittadini preoccupati” si associano in un movimento islamofobo e xenofobo dal nome Pegida (Patrioti europei contro l’islamizzazione dell’Occidente), durante le cui manifestazioni appaiono cartelli che mostrano membri dell’attuale Governo sulla forca. Intanto, il partito populista di destra Alternative für Deutschland (AfD), con i suoi slogan contro gli immigrati e contro l’euro, può sperare di totalizzare un 12 per cento, o forse più, dei voti nelle prossime elezioni regionali.

Ciò che ora molti tedeschi moderati temono è già successo in Italia – qui i populisti di destra della Lega Nord e i post-fascisti di Alleanza Nazionale (i cui ex-membri sono in buona parte confluiti in Fratelli d’Italia) hanno più volte fatto parte di una coalizione di governo dopo il 1994, sempre insieme a Forza Italia di Silvio Berlusconi.

Come si comportarono questi partiti, una volta che erano stati “sdoganati” grazie alla compartecipazione al governo? Ed è possibile comparare l’AfD e Pegida, da un lato, con la Lega e Fratelli d’Italia dall’altro? Effettivamente, si possono trovare molte analogie tra questi partiti o movimenti, ma anche alcune differenze.

Politica anti-euro

Tutti questi partiti sono uniti nella richiesta di lasciare la zona euro. L’AfD venne fondata proprio in reazione alle politiche di salvataggio della moneta unica del governo federale tedesco, la dissoluzione della zona euro è stata fin dall’inizio una delle sue richieste chiave. Le tesi sostenute da Fratelli d’Italia sono simili: il partito vorrebbe far uscire l’Italia dall’euro e far revocare il fiscal compact. In tempi recenti, però, è stata la Lega a fare la voce più grossa su questo argomento. Al suo segretario, Matteo Salvini, piace mostrarsi in trasmissioni tv con felpe che portano la scritta “No Euro”, mostrando così la sua avversità alla moneta unica che descrive come “criminale”. Questa è, in realtà, una scelta recente: la Lega in sé non è mai stata un tipico partito anti-europeo. Si è detta certamente sempre favorevole ad un’Europa delle regioni (da sempre il suo tema chiave è il rinforzo delle regioni nei confronti dello Stato centrale), ma allo stesso tempo, come membro del governo, si era posizionata in favore del trattato di Maastricht e dell’Unione Europea. Questa posizione “anti-euro” fa parte di una svolta generale ancora più populista sotto Matteo Salvini, dal 2013 segretario generale del partito. Dall’inizio della crisi dell’euro, la moneta comune è diventata molto impopolare in Italia e molti partiti cavalcano con successo quest’onda di scontento popolare: non solo la Lega, ma anche Forza Italia e i Cinque Stelle di Grillo.

Frauke Petry durante l’incontro con i membri dell’associazione dei corrispondenti esteri - foto: Emilio Esbardo

Lega e AfD: liberismo economico e no al sostegno di regioni più povere

All’inizio, l’AfD si presentava come un partito competente in materia economica, portando degli argomenti apparentemente razionali di esperti (che sostengono, però, tutti le stesse posizioni liberiste) in supporto della richiesta di dissolvere la zona euro. Per quanto riguarda le politiche fiscali ed economiche il partito si trova, infatti, vicino alla FDP (i Liberali tedeschi): entrambi chiedono l’introduzione di un’aliquota unica di 25 per cento e uno Stato meno interventista. Le loro idee di liberismo economico assomigliano anche a quelle della Lega Nord (come ad esempio un abbassamento delle tasse per le imprese). Quest’ultima lo abbina però con il federalismo fiscale. E mentre l’AfD è fortemente contraria a un qualsiasi sostegno finanziario della Grecia, la Lega è fortemente contraria a un sostegno per il Sud Italia. Gli slogan vigorosi, e spesso razzisti, contro i “terroni pigri” di Bossi (leader ed ex segretario della Lega) sono stati a lungo il marchio di fabbrica del partito, e utilizzano gli stessi stereotipi e semplificazioni impiegati dai politici dell’AfD, (che lo fanno in maniera pseudo-scientifica), contro i “greci spendaccioni”. Anche se, certamente, le battute vigorose di un Umberto Bossi assomigliano più a quelli di certi politici della CSU bavarese, come Markus Söder o Joachim Herrmann. Sembra che la Baviera e il Nord Italia non siano poi così distanti l’uno dall’altro, né geograficamente, né politicamente. Parlando della politica fiscale della Lega, non si deve dimenticare che Salvini ha più volte incitato gli italiani a non pagare le tasse. Su Facebook, il segretario della Lega ama inveire contro la RAI con frasi come “E per quello dovremmo pagare il canone?”. Ancora più spesso se la prende con Equitalia, generalmente con un macabro sciacallaggio sui suicidi di piccoli imprenditori, con slogan come “Un’altra vittima di Equitalia e di Renzi”. Questo tipo di sciacallaggio politico è più simile a quello del movimento americano del Tea Party o di un Donald Trump; per i tedeschi è un tipo di comunicazione politica troppo volgare, almeno per il momento.

Razzismo come calcolo politico

Recentemente, la retorica politica in Germania è diventata più brutale e più razzista. Su manifestazioni di Pegida si sentono i peggior insulti all’indirizzo di rifugiati e immigrati: “ciurma”, “parassiti”, per citare quelli meno pesanti. Beatrix von Storch dell’AfD propone di sparare sui rifugiati ai confini, mentre il suo compagno di partito Björn Höcke, durante un discorso parla di una “modalità di diffusione africana” in tema di riproduzione. Ma la maggior parte dei tedeschi è scioccata da tali affermazioni. Inoltre, anche se l’AfD tacitamente accetta questo genere di gaffe razziste, in modo da ingraziarsi gli elettori di estrema destra, la guida del partito ci tiene a non essere vista come apertamente xenofoba.

Diverso il caso italiano. Le affermazioni intollerabili (almeno per tedeschi) di alcuni membri dell’AfD sono innocue in confronto a ciò che si sente da anni da parte di membri della Lega Nord, indipendentemente dal fatto che il partito si trovi all’opposizione o al governo. Fino a non troppo tempo fa, erano i meridionali l’obiettivo del razzismo aperto della Lega, che li insultava come “terroni” (capita ancora oggi nel Nord Italia), lazzaroni, pigri, disonesti, ladri di lavoro e di donne. Tutto ciò suona molto familiare. Da qualche anno, infatti, la Lega sta cercando di allargare i consensi anche al Sud Italia. Ora, il nuovo nemico è rappresentato dagli immigrati e dai rom. Quando Salvini chiama all’uso delle “ruspe” contro i campi nomadi, sfrutta abilmente l’avversione di alcuni italiani per questo gruppo di persone. Non solo: Umberto Bossi spesso chiamò “Bingo bongo” gli africani di colore, altra categoria presa di mira dai leghisti. Ai tempi del governo Monti, la Lega scatenò una campagna di diffamazione dai contorni profondamente razzisti contro il Ministro per l’integrazione (anche lei di colore), Cécile Kyenge. Mario Boghezio, europarlamentare del partito, parlava di un “Governo del bongo bongo” e diceva che Kyenge volesse introdurre leggi di tribù in Italia. Borghezio è noto per gaffe del genere: in passato, ad esempio, aveva spruzzato del disinfettante sugli immigrati che viaggiavano sul treno. L’allora vice presidente del Senato Roberto Calderoli, un altro esponente della Lega Nord, affermava che la Kyenge gli ricordava un orango. Anche Calderoli è recidivo a questa forma di razzismo: nel 2006, quando la nazionale italiana vinse i mondiali, si rallegrò del fatto che una squadra costituita da “lombardi, campani, veneti e calabresi” avesse vinto contro una squadra di “negri, islamici e comunisti”. Tali affermazioni profondamente xenofobe di esponenti della Lega sono state perseguite penalmente solo in alcuni casi.

La Lega Nord e Matteo Salvini lavorano, alla pari di Pegida, in maniera mirata con semplificazioni e con informazioni false. Ad esempio, Salvini posta con il suo account Facebook una foto di una qualsiasi casa munita di antenna parabolica, condita di uno slogan del tipo “Scandalo! A loro danno la tv satellitare e gli italiani non arrivano a fine mese!”. A ogni persona informata è evidente che loro (cioè il Governo) sicuramente non paga la tv satellitare a un immigrato e che manca, inoltre, una qualsiasi prova che la casa fotografata sia abitata da immigrati. La Lega Nord sa bene di assicurarsi del consenso con questo razzismo, perché, purtroppo, una parte della società italiana è portratrice di idee razziste nei confronti di persone di colore. Questo si vede soprattutto durante le partite di calcio (le associazioni di ultrà sono spesso dei ricettacoli di estremisti di destra): giocatori di colore vengono insultati con versi da scimmia, a volte vengono buttate addirittura banane in campo. Qualche volta è capitato che giocatori della Lazio abbiano mostrato il saluto romano. È probabilmente dovuto a questo evidente razzismo il fatto che molti italiani si sono radicalizzati, invece, nella direzione opposta, sostenendo incondizionatamente ogni immigrato fino al punto tale da giustificare fatti illeciti. Da questo punto di vista, nella società italiana la polarizzazione è molto grande, lontana da un sano equilibrio.

Omofobia e difesa della famiglia tradizionale

Troviamo una differenza fondamentale tra i populisti di destra in Germania e quelli italiani nelle politiche per la famiglia. Nei valori dei partiti italiani di questo tipo, l’idea tradizionale della famiglia gioca un ruolo importante – diversamente dai loro colleghi tedeschi, per i quali questa tematica riveste pochissima importanza. Il conservatorismo portato avanti dai populisti di destra in Italia è legato inseparabilmente al cattolicesimo, al quale appartiene la maggioranza della popolazione. La Chiesa cattolica italiana si mette, notoriamente, in forte opposizione all’aborto, al divorzio e alle unioni civili tra coppie omosessuali, per non parlare della cosiddetta “stepchild adoption”. Fratelli d’Italia e la sua presidente Giorgia Meloni sono ugualmente contrari alle unioni civili di coppie dello stesso sesso. Più volte esponenti del partito hanno partecipato al cosiddetto “Family Day”, durante il quale diverse associazioni, rappresentanti delle parti conservatrici della società italiana, manifestano contro la parità dei diritti per persone omosessuali. Solo lo scorso giovedì 25 febbraio è stata approvato in Senato, con il voto di fiducia, il maxi-emendamento al disegno di legge (ddl) Cirinnà sulle unioni civili. Il ddl deve ancora essere votato alla Camera dei Deputati per diventare legge. Si è arrivati ad un compromesso che vede stralciata l’adozione del figliastro da parte del coniuge dello stesso sesso, dopo un’ardua resistenza da parte di deputati e senatori cattolici, come anche dalla Lega e da Fratelli d’Italia. In passato, Roberto Calderoli della Lega si era distinto anche qui per le sue affermazioni particolarmente offensive: gli sarebbe venuta la nausea con tutti quei “culattoni” e “ricchioni”, sosteneva il più volte Ministro nei governi Berlusconi.

Populisti di destra al governo

In Germania i populisti di destra sono ancora lontani da una partecipazione all’esecutivo. In Italia, come parte della coalizione di Governo, la Lega e l’allora Alleanza Nazionale non si limitarono ad affermazioni volgari e razziste, ma hanno provato anche a revisionare la storia. I rappresentanti di Alleanza Nazionale misero in atto un attacco ideologico alla memoria della Resistenza e cercarono, allo stesso tempo, di rivalutare il fascismo e di sminuirne il carattere criminale; il tutto con il pretesto di una “riconciliazione nazionale”. Si cercò di mettere sullo stesso piano i fascisti morti e le vittime dello stesso. Alla lunga, di questa “riconciliazione” non è rimasto molto, salvo l’introduzione, su richiesta di AN, del “giorno del ricordo” per le vittime delle foibe (senza che via sia, dall’altra parte, alcun tipo di commemorazione delle vittime jugoslave del fascismo italiano). Non si può neanche immaginare la tipologia di “giorno del ricordo” che Frauke Petry o Björn Höcke (entrambi AfD) potrebbero voler introdurre in Germania.

Non si deve, inoltre, dimenticare un altro aspetto fondamentale. Da un lato, gli italiani sono incredibilmente educati, gentili e premurosi. Ma allo stesso tempo, rispetto ai tedeschi, si fa più spesso uso di un linguaggio rozzo e diretto. Si utilizza più parolacce e si impreca in modo più volgare (ma attenzione, se si mette in mezzo i santi o la mamma, le persone si offendono!). Questo vale anche per la politica: ci si insulta nei più diversi modi, e magari un’ora dopo si coopera per far passare una legge. Inoltre, in Italia finora non vi sono stati praticamente gravi atti di violenza xenofoba, nonostante la retorica razzista. A differenza della Germania, dove magari ci si esprime in maniera più educata e raffinata, ma dove poi si verificano quasi quotidianamente incendi dolosi in strutture dedicate a rifugiati o anche atti di violenza vera e propria. In un clima simile, le derive xenofobe di Pegida e dell’AfD risultano decisamente più pericolosi.

Fonte: il Deutsch-Italia / Franziska Kols

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