Intervista a Francesco Buzzurro

Francesco Buzzurro - foto: Paolo-Galletta

di Michela Buono

Michela Buono, redattrice de il nuovo Berlinese, ha intervistato il M° Buzzurro in occasione del suo concerto a Berlino il 14 Marzo 2016, presso il Blau-Weiss, organizzato dall’Associazione per l’amicizia tedesco-italiana (DIF).  Francesco Buzzurro è uno dei più apprezzati chitarristi italiani all’estero. 


M. Buzzurro ripercorriamo gli anni dei suoi studi, il diploma al Conservatorio di Trapani, gli studi alla “Arts Academy”di Roma, la laurea in lingue straniere. Anni intensi e senz’altro formativi.  Tra i suoi insegnanti c’è stato qualcuno che ha lasciato il “segno” nella sua formazione musicale?

Sicuramente è stato estremamente formativo seguire i corsi di David Russell, Hopkinson Smith, Alberto Ponce e altri ancora, ma il docente che mi ha dato di più è stato Stefano Palamidessi, che è riuscito a farmi prendere piena coscienza del mio eclettismo e dunque dell’importanza di seguire le mie inclinazioni artistiche senza compromessi.

A cosa si riferisce quando parla di “attività di ricerca” nell’ambito della musica jazz? Intende un’area specifica?

L’attività di ricerca è stata costantemente protesa ad esplorare con meticolosa determinazione le possibilità solistiche della chitarra nel settore latin-jazz, tentando di valicare i confini tecnici dello strumento adoperandolo così nei più svariati contesti. In pratica ho scelto “coraggiosamente” di impiegare la chitarra nylon-string nel jazz a dispetto dell’estetica comune, perseguendo l’obiettivo di diffonderne la conoscenza a favore del grande pubblico, tirandola fuori dalle piccole sale piene, spesso, solo di addetti ai lavori.

Ha suonato con grandi musicisti jazz come Toots Thielemans, Diane Schuur, Arturo Sandoval, Peter Erskine, Bob Mintzer, Phil Woods, Bireli Lagréne, Francesco Cafiso ed altri ancora. Parliamo di queste esperienze

Parlare di tutte queste esperienze richiederebbe senza dubbio numerose pagine, ma mi piace ricordare in proposito un fatto accaduto pochi giorni fa. Mentre mettevo ordine tra i miei spartiti, ad un certo punto ho ritrovato con grande gioia un brano, “It’s hard to say goodbye”, scritto a mano e donatomi con dedica dal grande armonicista belga Toots Thielemans, col quale collaborai diversi anni fa. È stato bello ritornare indietro con la mente a quel periodo denso di collaborazioni dalle quali ho imparato moltissime cose, che oggi cerco di insegnare ai miei studenti in Conservatorio.

Il suo primo album, “Latinus”, presenta delle caratteristiche “etno-jazz”, cosa si intende con questo termine?

Si intende una sorta di “fusion music” che miscela ritmi e armonie mediterranee, nello specifico siciliane, con il linguaggio del jazz. Ecco perché in quel disco ho inserito una mia rivisitazione del brano “La Baronessa di Carini” o ancora una tarantella orientaleggiante intitolata “Rabat”. Ma in quel disco c’è anche il tango di Piazzolla e brani di matrice spagnoleggiante.

Francesco Buzzurro - foto: Arturo Safina

“Freely…” è stato il suo primo album da solista, nel quale sono presenti arrangiamenti di pezzi come “Summertime” e “Rapsodia in Blue”. Nel 2006 esce “Naxos” con riferimenti “latin-jazz”, mentre ne “L’Esploratore” (2009), Lei affronta un repertorio in cui le musiche hanno un respiro più internazionale (tra queste Libertango, Hava Nagila e Tico Tico). Qual’è la caratteristica principale che differenzia questi album?

Naxos è l’unico cd in quartetto tra quelli citati e dunque si differenzia per organico e arrangiamenti. Più che di differenze tra i dischi in versione solistica parlerei invece di un’evoluzione stilistica graduale che ha progressivamente evidenziato la mia crescita musicale e umana. Sicuramente ogni album rappresenta un momento preciso del mio percorso artistico, in “Freely…” c’è la sfida dichiarata di rompere il cliché della chitarra classica vista come strumento esclusivamente dedito al repertorio classico, mentre ne “L’Esploratore” viene fuori una visione a 360 gradi della musica, con la chitarra che funge da trait d’union per un globale abbraccio tra le culture del mondo.

Nel 2011 esce “Un mondo due chitarre” (2011), in duo con il chitarrista americano Richard Smith e il cd “One man band” (2012), da solista, per la prestigiosa etichetta tedesca Acoustic Music Records di Peter Finger. Nel 2014 “Il quinto elemento” (Alfredo Lo Faro Produzioni) su brani composti da Lei. Qual’ è il quinto elemento da Lei citato che è anche il titolo dell’album.

La collaborazione col celebre chitarrista Richard Smith, star della chitarra smooth-jazz statunitense, continua ancora oggi e a breve uscirà un nuovo disco intitolato “Heart of the emigrants”, mentre il cd “One man band” ha segnato l’inizio della mia attività concertistica in Germania, un paese dalla straordinaria tradizione musicale che mi ha accolto immediatamente con grande apprezzamento. Il Quinto Elemento è la Musica, che ci circonda ovunque siamo e che sicuramente è agganciata a momenti importanti della vita di ognuno di noi. Con quest’ultimo disco ho raccontato in musica la forza ed il fascino degli elementi naturali, e presto sarà realizzata una versione orchestrale di tutti e dodici i brani originali che compongono l’opera.

Importanti le sue collaborazioni con musicisti di fama tra i quali Renzo Arbore, Lucio Dalla, Francesco Baccini, Antonella Ruggiero, Ornella Vanoni, Fabio Concato, Luisa Corna, Grazia Di Michele, Mario Lavezzi, Giorgio Conte, Orchestra Sinfonica Siciliana (eseguendo il Concierto De Aranjuez). Ha inciso con qualcuno di questi musicisti?

Non ho ancora inciso nulla poiché mi è sempre capitato di collaborare con loro in concerti in duo “unplugged” affrontando brani storici con un approccio jazzistico che ha reso ogni concerto un evento unico. Non escludo a breve una registrazione con la grandissima Antonella Ruggiero con la quale continuo ad esibirmi in contesti e concerti entusiasmanti.

La seconda laurea nel 2010 in Musica Jazz, l’intensa attività concertistica in tutto il mondo, le lezioni tenute alla University of Southern California di Los Angeles, la cattedra di chitarra jazz al Conservatorio di Salerno. Quant’è importante l’insegnamento per un concertista?

Adoro insegnare e nel contempo mi rendo conto che la pratica della didattica mi invoglia a studiare sempre, ad essere continuamente aggiornato. Le masterclass sia in Italia che all’estero sono importantissime perché nella loro breve durata mi aiutano nella sintesi, quasi costringendomi ad andare subito al dunque, all’essenza dei principi che regolano il funzionamento della chitarra e dell’improvvisazione.

Ha scritto la colonna sonora di “Io Ricordo”, docu-fiction prodotta dai fratelli Muccino, le musiche per lo spettacolo teatrale di Gianfranco Jannuzzo “Girgenti Amore Mio”. Esecutore e compositore, cosa predilige di più?

Difficilissimo rispondere, direi che amo tutte queste facce del fare musica, tuttavia credo che non saprei stare lontano dalla chitarra e dunque l’attività da concertista “chitarra in spalla on the road” è irrinunciabile per me poiché mi nutro del contatto col pubblico e del vicendevole scambio di emozioni.

Si definisce un “esploratore”, nel senso di ricerca di nuovi stili musicali, di possibili novità “sonore”, di approfondimenti relativi all’origine della musica?

Esplorare è un verbo dalla forza straordinaria e per me implica un’indubbia curiosità verso i mille volti della musica e le infinite possibilità della chitarra. Mi piace approfondire di volta in volta le motivazioni che hanno spinto un compositore a scrivere le sue opere, così come sono attratto dalla musica di altri paesi del mondo. Non ci può essere limite alla conoscenza e senza gli “esploratori” la nostra società non sarebbe quella che è oggi.

Novità per il 2016, concerti, incisioni, tourneè.

Tante cose, concerti in Polonia, Germania, Guatemala, Portogallo e tanti altri paesi, in più un disco con orchestra con le musiche de “Il Quinto Elemento”, il nuovo cd in duo con Richard Smith e poi chissà…vedremo.

Buona musica a tutti!

– CONCERTO DI FRANCESCO BUZZURRO –
Lunedì 14 marzo 2015
Entrata ore 19:00
Inizio concerto ore 20:00
Presso la sala del
TC 1899 Blau-Weiss, via Waldmeisterstraße 10-20
14193 Berlin Grunewald.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI
www.dif-berlin.de
030 – 83 22 70- 11

Share Button

A sample text widget

Etiam pulvinar consectetur dolor sed malesuada. Ut convallis euismod dolor nec pretium. Nunc ut tristique massa.

Nam sodales mi vitae dolor ullamcorper et vulputate enim accumsan. Morbi orci magna, tincidunt vitae molestie nec, molestie at mi. Nulla nulla lorem, suscipit in posuere in, interdum non magna.