Der Andere - Eine Familiengeschichte / L’altro - La storia di una famiglia

La regista Feo Aladag - foto: Emilio Esbardo

di Emilio Esbardo

Lunedì 21 novembre 2016, andrà in onda sulla seconda televisione tedesca ZDF il dramma “Der Andere – Eine Familiengeschichte” (“L’altro – La storia di una famiglia”) che tratta lo scottante tema sui rifugiati.


Domenica 13 novembre sono stato invitato alla proiezione del film riservata ai giornalisti, alla quale hanno partecipato la regista Feo Aladag e i protagonisti principali Nama Traore, Jesper Christensen, Milan Peschel.

Il film è ben fatto, perché descrive la situazione da differenti punti di vista. I destini di più persone s’incrociano e trasformano le loro vite e il loro modo di rapportarsi alla vita in maniera radicale.

Non vi è solo il fuggitivo Nama, originario di Mali, ma vi è un ex fuggitivo Willi, 75 anni, tedesco, che è scappato in Danimarca durante la dittatura fascista. I due entrano immediatamente in sintonia; Willi, avendo vissuto sulla propria pelle l’esilio, comprende all’istante ciò che prova Nama. Stefan, figlio di Willi, poliziotto, che si occupa di controllare il flusso degli emigranti al confine, al contrario, non vede di buon occhio il nuovo amico di suo padre. Crede che le lacrime siano una finzione per spingere alla compassione. Nessuna pietà, anzi odio gratuito, da parte dei vicini di Willi, che con frasi sprezzanti e razziste, lo accusano di ospitare un “negro”. Dalle parole si passa ai fatti, dapprima le scritte sulla parete di casa, poi l’aggressione fisica, che comporterà la morte di Willi.

Scena dal film: Willi (Jesper Christensen) pretende che Nama (Nama Traore) si spogli per dimostrare di non aver rubato nulla - Susanne (Katja Riemann) cerca di appacificare la situazione - © ZDF / Anne Wilk

Scena dal film: Il poliziotto Stefan (Milan Peschl) controlla i rifugiati - © ZDF / Anne Wilk

Scena dal film: Il rifugiato Nama (Nama Traore) pernotta nell’appartamento di Willi (Jesper Christensen) - © ZDF / Anne Wilk

Osservando il film, si comprende che dietro ai numeri e ai fatti, propinatici dai media e dalle istituzioni, si celano delle vite umane e si consumano dei drammi personali e familiari. Toccante è un dialogo tra Willi e Nama, che svela le loro sventure. Willi, durante la fuga da bambino dalla Germania nazista, alla fermata degli autobus per la Danimarca, ha perso di vista sua madre, che non ha mai più ritrovato, crescendo così solo in un Paese straniero. Nama, all’età di 14 anni, mentre giocava a calcio con gli amici, gli hanno ucciso la sorella, portato via il padre, mentre la madre, ammalata di tumore è riuscita a riparare in Germania. Rimasto solo, all’inizio si è trasferito in Algeria, e poi, a 17 anni, finalmente è riuscito a raggiungere il suolo tedesco, alla ricerca della sua amata madre.

All’inizio del film si vede proprio Nama, di fronte ai burocrati, innervositi dal lavoro eccessivo, che grazie ad un traduttore gli comunicano la sua nuova residenza in un centro di accoglienza per rifugiati minorenni.

Viene lasciato alla stazione di Alexanderplatz a Berlino, dove inutilmente chiede ai passanti come raggiungere l’indirizzo del centro. In lacrime rimane a dormire per terra, all’interno  della metropolitana, tra l’indifferenza della gente. La scena trasmette un senso di impotenza.

Dopo i primi difficilissimi tempi, Nama apprende il tedesco, conosce Willi, e al contempo diventa alfabeta. Infatti nel suo Paese di origine non aveva avuto la possibilità di apprendere a leggere e a scrivere.

Jesper Christensen - foto: Emilio Esbardo

Nama Traore - foto: Emilio Esbardo

Al termine della proiezione, Milan Peschl abbraccia visibilmente emozionato Nama Traore - foto: Emilio Esbardo

Anche Jesper Christensen abbraccia visibilmente emozionato Nama Traore - foto: Emilio Esbardo

Selfie di Nama Traore al termine della proiezione - foto: Emilio Esbardo

“Ogni uomo ha una melodia. Tu devi trovare la tua”, dice Willi, osservando un chitarrista presso una fermata del tram, a Nama, il quale gli aveva confessato di aver nostalgia di Mali, esclamando: “l’Africa è la mia patria!”.

Forse il globalismo è proprio questo: la causa della perdita della patria, dell’appartenenza ad una famiglia a ad una società.

Dopo la tragica morte di Willi, suo figlio Stefan accoglie Nama a casa sua.

La regista austriaca Feo Aladag ha iniziato ad occuparsi dei rifugiati nel 2014, quando si è impegnata personalmente a favore dei fuggitivi.

Jesper Christensen, Feo Aladag, Nama Traore, Milan Peschel - foto: Emilio Esbardo

Milan Peschel - foto: Emilio Esbardo

Share Button

A sample text widget

Etiam pulvinar consectetur dolor sed malesuada. Ut convallis euismod dolor nec pretium. Nunc ut tristique massa.

Nam sodales mi vitae dolor ullamcorper et vulputate enim accumsan. Morbi orci magna, tincidunt vitae molestie nec, molestie at mi. Nulla nulla lorem, suscipit in posuere in, interdum non magna.