Cinque domande alla scrittrice Rebecca Martin

Subito dopo l’evento “New German Voices – Rebecca Martin und Thomas Pletzinger”, Rebecca Martin si è prestata gentilmente ad una intervista ed ha posato divertita per il fotografo e direttore de il nuovo Berlinese Emilio Esbardo.

Cosa ti ha portato a scrivere il tuo primo libro? Quando hai capito che avresti voluto e potuto scrivere un libro?

È avvenuto tutto per caso. Avevo trovato un editore, che mi ha comunicato che trovava buono ciò che scrivevo e che avrebbe pubblicato volentieri un mio libro intero. “Questo è il contratto”, mi ha detto ed io ho risposto: “Perché no?”. È iniziato tutto così. Non ho lavorato per anni su me stessa per diventare una scrittrice.

Quanto ti ha influenzato Berlino nel tuo lavoro?

All’inizio tantissimo. Il primo romanzo è un libro berlinese: cito tantissimi luoghi della capitale, descrivo l’intera atmosfera che si respira in città e l’intero ambiente dove si muovono i protagonisti della storia. Berlino è stato l’unico luogo dove ho vissuto a lungo. Da un anno abito ad Amburgo, dunque nel secondo libro non si sente molto la sua influenza, piuttosto quella di dove vivo ora.

Rebecca Martin posa per il fotografo Emilio Esbardo

Le donne hanno un tipo di scrittura differente dagli uomini?

Non lo si può affermare con sicurezza. Per quanto riguarda me, lo si nota immediatamente: è assolutamente chiaro, che l’autrice è una donna, perché si tratta di temi esclusivamente femminili, i quali non vorrebbero mai trattati da un uomo. Esistono casi differenti, però, adesso, non mi vengono in mente esempi.

Da dove si evince che il tuo libro è stato scritto da una donna?

Ad esempio utilizzo parole a volte troppo dolci. E poi si percepisce la sensibilità tipica delle adolescenti – questa è la mia tematica principale, tutt’ora – adopero aggettivi carini, troppo carini, che, denotano una perspettiva femminile.

L’Europa ribolle. Sei impegnata politicamente?

Mai dire mai, ma al momento no. Comunque sarebbe bello se un giorno la politica giocasse un ruolo nei miei libri, sempre se continuo a lavorare come scrittrice.

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