Artiste a Berlino

Quando sarà infranto l’infinito servaggio della donna, quando ella vivrà per se stessa e grazie a se stessa, poiché l’uomo, – fino a oggi abominevole, – l’avrà congedata, la donna sarà poeta, anche lei! Troverà la sua parte d’ignoto! I suoi mondi d’idee saranno diversi dai nostri? – Ella troverà cose strane, insondabili, ripugnanti, deliziose; le prenderemo, le comprenderemo. [1] Tra il 1871 e il 1945 c’erano nella sola Berlino più di 1000 scrittrici, già nel 1908 il 10 percento degli scrittori era una donna…[2]

Quando ho iniziato il mio lavoro su Berlino e Judith Hermann, mi ha sorpreso la numerosa presenza di donne che si dedicavano all’arte. Per caso ho scoperto che esiste il fenomeno delle cosiddette “Fräuleinwunder”, ossia un folto numero di scrittrici le cui opere sono divenute dei veri e propri cult in Germania:

Le scrittrici, che attualmente destano scalpore nel mercato della letteratura di lingua tedesca, hanno tra i 25 e i 45 anni, hanno appena presentato i loro considerevoli debutti o dimostrato il loro talento in più libri. Appartengono alla generazione più giovane delle scrittrici e pongono nuovi accenti letterari. “Traggono piacere in nuove storie – e non hanno nessuna paura di cliché e di grandi emozioni”, constata il critico letterario Volker Hage nello “Spiegel” … Nella primavera 1999 si discute il concetto “Fräuleinwunder”. In considerazione erano soprattutto quelle scrittrici come Judith Hermann e Julia Franck, che avevano appena pubblicato i loro libri. Improvvisamente si parlava di tutte loro, di quelle donne che non sono solo attrattive, bensì possono anche scrivere bene… [3]   

La maggior parte di esse, però, è riuscita ad imporsi e a “trovarsi” come scrittrice, in quanto si è trasferita a Berlino e ha fatto incetta della libertà e del clima culturale della città. Berlino, infatti, non è mai stata conservatrice: se si “spulcia” nella sua storia, si nota che l’indipendenza economica ed intellettuale delle donne era già iniziata a partire dagli anni venti. Quelle che si recavano nella capitale – e qui non mi riferisco solo alle tedesche, ma anche alle straniere – lo facevano ad un solo scopo: raggiungere la propria emancipazione. Ecco come una turca, Rebia Tevfik Başokçu, racconta di come fosse riuscita a divenire una modista famosa, quando ancora oggi molte sue connazionali, sin dalla nascita, non hanno alcun potere decisionale su stesse, come ad esempio scegliersi il proprio marito:

… Era consequenziale, che la giovane ottomana a Parigi, che, dopo il fallimento dei suoi progetti matrimoniali, prevedeva un futuro incerto, improvvisamente, un giorno, decise di cercare la sua felicità in incognito a Berlino: … “Una mattina, quando io aprii gli occhi, era, come se qualcuno mi sussurrasse nell’orecchio: vai a Berlino … A Berlino non mi conosce nessuno. Se io posso lavorare lì e guadagnarmi il mio stipendio, sono per sempre libera … Io odio le donne deboli, che aspettano tutto dagli altri e si aggrappano alla famiglia e al marito. O riesco ad occuparmi di me stessa oppure muoio”… [4]

Troviamo conferma di questo clima liberale anche nell’affermazione di Charlotte Wolff, scrittrice e medico, che ha avuto il coraggio di trascrivere le sue esperienze omosessuali (affermare il diritto alla sessualità e ai piaceri della vita, era un altro modo di dichiarare l’indipendenza e la dignità di donna) nel libro Augenblicke verändern uns mehr als die Zeit:

La città aveva un particolare fascino per la sua tolleranza, che attirava gli outsider politico-progressisti e anche sessuali … Ciò che io volevo sperimentare e apprendere erano amore, piacere, sapere e amicizie strette… [5]

Naturalmente, la testimonianza che Berlino sia ancora adesso il luogo adatto per le artiste la ritroviamo più che mai anche oggi. Ecco cosa si legge nel libro Keine Angst vor großen Gefühlen, Schriftstellerin – ein Beruf, Elf Porträts della Wiebke Eden:  

Se sullo schermo del computer sembrano non apparire più le parole giuste, ti aiuta l’ambiente: fino ad oggi, l’autrice vive a Berlino. Che così molte giovani scrittrici si sentano a casa nella pulsante metropoli, non meraviglia Julia Franck… [6]

Prima di parlare brevemente di alcune artiste interessanti della Berlino degli anni novanta e concentrare il mio discorso particolarmente sulle scrittrici (nel paragrafo a parte: “Fräuleinwunder”), mi limito ad accennare a quelle artiste, che hanno avuto un ruolo fondamentale nella Berlino degli anni venti. Esse hanno contribuito all’emancipazione culturale ed economica delle donne, che fu interrotta soltanto con l’avvento del nazismo, ma che riprese, con vigore, immediatamente dopo la fine della seconda guerra mondiale (basti pensare all’apporto delle “Trümmerfrauen”[7] nella ricostruzione della metropoli).

–  Artiste a Berlino degli anni venti

La prima grande scrittrice di successo di lingua tedesca fu Vicki Baum, nata nel 1888 a Vienna. Non solo scrisse romanzi, le cui copie andarono a ruba, ma fu anche redattrice di Berliner Illustrierte Zeitung, Der Uhu, Die Dame; ebbe una vita piena di avventure e non rinunciò mai alle sue passioni, per timore della società maschilista:

Quando la Paramount, le offre nel 1932 un contratto ben retribuito come scrittrice di film, lei dà una risposta positiva, nonostante le proteste del marito… [8]

Fece della boxe, lo sport più praticato dell’epoca, ma considerato per soli uomini. Nel 1931 visitò New York, poi diede alle stampe Menschen im Hotel che ebbe un successo internazionale (di lei parlerà il New York Times).

Ruth Landshoff fu una bellissima ragazza, quando entrava nel Romanisches Café tutti le facevano la corte. Però lei, invece di essere la protagonista di un racconto di un uomo o il ritratto di un pittore, decise di essere la scrittrice di un racconto o la pittrice di un quadro (“Invece di posare come modella, Ruth Landshoff preferiva dipingere se stessa”[9]). Girò dei film, compreso uno con Marlene Dietrich. Scrisse e disegnò parecchio ma la sua carriera artistica fu interrotta brutalmente dai nazisti (era ebrea).

Molte donne divennero celebri per i loro balletti con nudi artistici e la novità fu che non si spogliarono solo per il piacere degli uomini, ma anche per il proprio.

Anita Beber fu la più famosa di esse. Diede più volte scandalo in città, ma il suo apporto fu decisivo nell’abbattere tutti quei tabù che avevano relegato le donne a mamme felici e padrone del focolare; angeli domestici dall’anima pura, incapaci di commettere qualsiasi sorta di cattiveria o peccato. Sempre nel libro di Birgit Haustedt si può leggere l’episodio, a parer mio comico, della prima volta che l’attore Hubert von Meyerinck, vide la Berber:

La Berber mormorava in questa pomposa sala da pranzo, dove un illustre circolo cenava. Indossava una costosa pelliccia di visone e scarpe d’oro con tacchi alti, ma senza calze, cosa che allora era inconsueta. Si sedette con i suoi accompagnatori ad un tavolo. I suoi capelli luccicavano di un rosso infernale. “Maître”, chiamò, “per favore tre bottiglie di champagne Veuve Cliquot”. E allora accadde. Gingillò con il suo collo – e poi cadde la pelliccia. Un grido generale soffocato – lei sedeva lì completamente nuda. Gli ospiti guardavano come impietriti ai loro tavoli, soltanto la vecchia principessa Clothilde, una donna piena di umore, disse con un tono molto alto al suo consorte: “Mi sbaglio, Eberhard, è questa dama nuda oppure ho le allucinazioni?”. “Non ti sbagli, Clothilde, è nuda”, disse lui e fissò nel suo monocolo ridendo sotto i baffi… [10]  

Betty Stern fu una di quelle figure tipiche dell’epoca (come dimenticare la Stein della Generazione Perduta di Parigi!!!), grazie al salotto delle quali, divennero celebri tantissimi personaggi.

La cultura, allora passava per il Romanisches Café dove le donne, però, non avevano ancora nessuna influenza, tutte tranne una: Else Lasker-Schüler, che con Herwarth aveva fondato la rivista letteraria Der Sturm, con la quale non solo scoprirà e promuoverà tantissimi talenti artistici, ma lei stessa scriverà poesie, racconti, saggi e pubblicherà disegni:

… Else e Herwarth siedono semplicemente ad un tavolino. Ideano una rivista, che rivoluziona il mondo dell’arte. Nel 1910 vede la luce Der Sturm, con una prima tiratura di 30.000 esemplari. Nei successivi vent’anni è la più importante rivista di arte e letteratura moderna in Germania. Herwarth Walden è ufficialmente l’editore, ma senza Else non funziona niente. Else scopre la bellezza selvaggia dell’arte espressionista … conquista i migliori pittori e poeti espressionisti per la sua rivista, molto tempo prima di diventare famosi: Oskar Kokoschka, Jakob von Hoddis, Georg Heym, George Trakl, Frank Marc e tanti altri… [11]

E sebbene il Romanisches Café fosse un locale soprattutto per uomini, venne reso celebre da Else. Infatti il proprietario del Café des Westens, dove lei e Herwarth, nel 1910, progettarono Der Sturm, la buttò fuori. E lei, invece di deprimersi, fece nascere la leggenda del sopracitato caffè:

… Else si trasferisce nel Romanisches Café, che ha il fascino di una sala d’attesa di una stazione, ma il padrone è intelligente; qui ci si può sedere per dodici ore con un’unica tazza di caffè. L’intera clientela abituale di artisti del Cafés des Westens segue Else … Il Romanisches Café diviene il caffè più famoso di Berlino… [12] 

Di Marlene Dietrich e Leni Riefenstahl, che rappresentano l’ideale femminile di cui finora ho parlato, non dirò niente, visto che si sa già quasi tutto di loro ma cito brevemente alcune artiste della Berlino degli anni novanta.

–  Artiste a Berlino degli anni novanta

Candide Breitz, nata nel 1972 a Johannesburg, si è trasferita a Berlino dopo aver frequentato la “University of Chicago” a Chicago e la “Columbia University” a New York, cimentandosi con differenti forme artistiche, fra le quali fotografia e cinema, per sferrare la sua critica alla cultura globalizzata.

Anche Tacita Dean, nata nel 1965 a Canterbury, ha preso la decisione di trasferirsi a Berlino, dove il suo primo progetto riguarda la Torre della Televisione, uno dei simboli della città più utilizzati nelle opere artistiche:

Il primo progetto, che Dean ha realizzato a Berlino, era dedicato alla Torre della Televisione. L’artista ha detto a proposito: la Torre della Televisione è divenuta il faro del mio orizzonte berlinese… [13]

Nei suoi lavori confluiscono fotografia, film e disegni che hanno una trama narrativa, come ad esempio uomini nel processo delle loro attività.

Anche per Cornelia Renz, nata il 1966 a Kaufbereuen, è Berlino “Il luogo ideale per l’espressività artistica e per le provocazioni”[14]. Le sue opere vanno direttamente al sodo, ossia all’affermazione delle donne:

La maggior parte dei suoi dipinti consiste nella rappresentazione di elementi grafici: sono diretti, spesso in modo duro e provocatorio. Trattano di vendetta femminile e di scambio di ruoli… [15]

Yehudit Sasportas, nata nel 1969 ad Ashdod, i cui lavori sono costituiti in maggioranza di disegni di paesaggi, ha trovato in Berlino il luogo ideale, dove crescere artisticamente (“È stato importante per me, venire qui e lavorarci. Penso che sia specifico per Berlino …”[16]) e dove hanno avuto un ruolo importantissimo le galleriste (“Molte delle donne, che gestiscono le gallerie, sono divenute elle stesse star della scena”…[17]).

Tanja Ries è stata una protagonista degli anni novanta a Berlino, che dividendosi tra il lavoro di cameriera e modella, è divenuta famosa come cantante di Chanson.

Britt Kanja ha lavorato come ballerina ed attrice, ed è divenuta leggendaria tra il popolo dei club berlinesi; originali sono i suoi inviti scritti a mano.

Qui ho citato solo alcune delle personalità femminili che hanno inciso nella vita culturale di Berlino, molte altre si possono riscontrare in altri miei capitoli.

–  Fräuleinwunder

Jenny Erpenbeck, nata il 1967 a Berlino est, fa parte degli scrittori “Zonenkinder” (di quei ragazzi che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza una patria). Jenny, come quasi tutti gli artisti abita a Prenzlauer Berg. Da bambina è cresciuta a Pankow, in una di quelle strade che venivano divise dal Muro. Figlia di genitori e nonni d’arte ha iniziato a scrivere presto. All’università ha intrapreso dapprima il teatro e poi l’opera. Il suo primo libro si intitola Geschichte vom alten Kind e presenta tutte le tematiche già affrontate dei “Zonenkinder”, ossia voglia di non diventare adulti  e ricerca di una identità:

La “Storia della vecchia bambina” ha molte tematiche: il rifiuto di crescere, il doloroso processo di cambio dal passato, la nostalgia di sicurezza, l’inutilità del tentativo di conservare il tempo, la ricerca di identità … “Le persone, che ancora hanno nitidi ricordi dell’esistenza della RDT, muoiono con la mia generazione”… [18]

Altri libri che ha ultimamente scritto: Katzen haben sieben Leben e Tanz.

Zoë Jenny, nata il 1974 a Basel, aveva solo ventiquattro anni quando il suo primo romanzo Das Blütenstaubzimmer fu pubblicato. Attualmente si divide tra la sua città natale e New York. Suo padre è un editore. E per quanto riguarda la sua attività di scrittrice ha dichiarato a Wiebke Eden:

“Io ho un legame esistenziale con la scrittura.”, dice lei, “Scrivere è la mia vita. Questo è tutto” [19]

Ha lavorato come modella, perché oltre ad essere intelligente è anche bella e con un forte bisogno di indipendenza. Ha avuto un fortissimo consenso di pubblico e critica, basti pensare che Blütenstaubzimmer è stato al primo posto di vendita in Cina. Un suo rammarico è la mancanza di donne tra gli editori, “Io ho a che fare con 23 editori e nessuna editrice”[20]. Ha scritto un interessante romanzo, Ein schnelles Leben, ambientato a Berlino, che tratta del difficile rapporto tra i turchi e i neonazisti.

Katrin Röggla è nata il 1971 a Salzburg. Per i suoi libri ha ricevuto immediatamente una critica entusiastica, soprattutto per Irres Wetter, in cui ci narra dei giovani nella giovane capitale tedesca, la velocità dei cambiamenti e i suoi nuovi simboli come la “Love Parade”.

Berlino, dove si è trasferita e dove ha vinto nel 1993 il Talentenförderer-Literaturwettbewerb “Open Mike”, l’ha influenzata e le è piaciuta molto:

Dunque Berlino. Berlino le piacque molto, perché era lacerata, aperta, piena di nicchie … Una città totalmente differente da come è oggi… [21]

Nel 1995 uscì “Niemand lacht rückwärts”. Scenari metropolitani, in un rapporto critico con il consumo capitalistico. Dopo aver lasciato l’Austria, Kathrin Röggla abitò dapprima a Berlin-Steglitz, vicino ad un grande magazzino. Ella visse “il superficiale capitalismo puro” e ne fu scioccata come affascinata: persone di fretta tenevano delle buste fruscianti e strapiene… [22]

Steglitz è un quartiere del “dorato ovest”, dove risaltano due centri commerciali enormi.

Julia Franck è nata il 1970 a Berlino est. Quando aveva otto anni fu concesso alla sua famiglia di trasferirsi nella Repubblica Federale. All’inizio furono accolte in un campo profughi. Queste dure esperienze si riflettono in quello che per me è il capolavoro della scrittrice: Lagerfeuer. Anche lei dichiara a Wiebke Eden:

Della scrittura me ne sono impossessata sin dall’inizio come espressione del mio personale stato. Scrivere era, anche se questo suona kitsch, una necessità interiore… [23] 

Dopo aver conseguito la maturità ed aver intrapreso la carriera universitaria (in Legge), ha interrotto gli studi per viaggiare, dapprima si è trasferita a San Francisco e poi ha visitato Messico e Guatemala. Al ritorno in patria e con la conoscenza dello spagnolo e inglese, si è riscritta ai corsi di Americanistica, Filosofia e Letteratura. Ha iniziato tre romanzi, che sono rimasti incompiuti. Nel 1995 ha vinto il primo premio della Berliner LiteraturWERKstatt, che l’hanno spinta a mandare tre racconti agli editori, i quali l’hanno invogliata a spedire altro materiale: è così che ha scritto il suo primo romanzo Der neue Koch. A farla conoscere al grande pubblico è stato Liebediener. Ciò che mi interessa dei suoi libri sono le forti personalità femminili. In  Bauchlandung – Geschichten zum Anfassen, la sua terza pubblicazione, parla di racconti erotici da un punto di vista femminile, le cui eroine dichiarano la libertà di espressione sessuale, soffocata da un mondo maschilista:

La raccolta di racconti “Bauchlandung ”, il terzo libro di Julia Franck, che rafforzò ancora di più la sua posizione letteraria, si dedica, tra le altre cose alla sensualità di donne desiderose. Il paradisiaco lo vogliono solo con il sesso[24] (…) Le “Geschichten zum Anfassen”, che vengono narrate da una prospettiva femminile, trattano di desiderio spontaneo e momentaneo… [25]

“Questa è abitudine”, dice lei, “l’abitudine, di leggere centinaia di libri di uomini e vivere gli uomini nei libri come soggetti in azione, sia esso il “Werther”, l’“Homo faber” o “Felix Krull”. Adesso i soggetti in azione sono sempre più spesso femminili… [26]   

Ha ricevuto in seguito premi prestigiosi come il 3sat des Ingeborg-Bachmann-Wettbewerbs nel 2000 e il Marie-Luise-Kaschnitz-Preis nel 2004. Nel 2005 ha vissuto come borsista nella Villa Massimo a Roma.

I racconti di Franck sono legati a Berlino. Essi ci lasciano respirare l’atmosfera della città. Sia in Bauchlandung che in Lieberdiener viene citata Kastanienallee, una delle vie più conosciute di Prezlauer Berg. Bäuchlins il primo racconto breve di Bauchlandung inizia così:

Io mi inginocchio sul parquet davanti al divano e osservo Luise come dorme … Fuori Zionskirchplatz senza traffico, anche dalla Kastanienallee giungono pochi rumori… [27]

In questo racconto breve la narratrice ci racconta di sua sorella Luise e di un certo Olek, che viene a farle visita di mattino presto. La narratrice non vuole svegliarla per non disturbarla e inizia così un gioco erotico tra Olek e lei. Nel breve estratto, che io cito qui sotto, si può notare la capacità della Franck di descrivere un’esperienza erotica da un punto di vista femminile, senza nessuna vergogna o pudori:

… [Olek] mi guarda in giù, le mie gambe nude e chiede: “Indossi qualcosa sotto il vestito?”. Istintivamente mi guardo in giù, le mie gambe nude, che luccicano, i piedi nudi nelle scarpe di Luise. Forse il mio vestito è trasparente? Debbo pensare: Che cosa gli viene in mente? E: Con uno così si diverte Luise? Luise? E lei? Indossa qualcosa sotto i suoi abiti? [28] (…) Io vado al lavello, apro il rubinetto e bevo. “E tu?”, gli chiedo … Olek viene da me al lavello, si stringe talmente vicino a me, che non posso più girarmi verso di lui e poggia il palmo della mano aperta sui miei fianchi … Io mi immagino come si mette dietro a Luise, come le sue mani scivolano giù, come spinge fortemente tra le sue cosce, come preme verso di lei e le sollevi il suo abito e spinge in lei, mentre i suoi seni pendono sul lavandino … “No”, mi risponde, “Io, no”, e sento fugacemente la sua eccitazione, egli cerca il mio sedere, quando io odo la porta della cucina – io so, che lui sotto i pantaloni è nudo – e guardo di lato, scorgo Luise che sta davanti a noi… [29]

Il capolavoro della Franck per me è Lagerfeuer, che riflette le esperienze vissute dalla scrittrice da bambina, quando trascorse i primi tempi nella Repubblica Federale Tedesca in un centro di prima accoglienza. Il linguaggio è diretto e molto forte e presenta una delle tematiche più frequenti nella letteratura in Germania degli ultimi anni: la differenza tra gli abitanti della Germania orientale e quella occidentale. Questa divenne evidente soprattutto per coloro che avevano ottenuto il permesso di espatrio dal governo della RDT e si trovarono a fare i conti con il sistema capitalistico. Gli inizi furono per loro difficili e scioccanti:

Nel frattempo avevo notato, che nessuno dei miei bambini aveva stretto amicizia o che fossero stati invitati almeno una volta ad una festa di compleanno di altri bambini. Katja affermava, che la colpa era di quella bamboletta bionda, che lei non possedeva, ed anche perché non indossava abiti adatti … Aleksej, invece, era venuto una volta a casa e casualmente aveva raccontato, che il suo compagno di banco Olivier gli aveva spiegato perché non poteva invitarlo al suo compleanno: per due differenti motivi; uno perché i bambini dei centri di prima accoglienza non portavano mai i regali giusti, o soldi, secondo perché gli altri si sarebbero meravigliati, per averlo invitato… [30]

Un’altra giovane ed elogiata scrittrice è Ricarda Junge (nata il 1979 a Wiesbaden) che è divenuta celebre con il suo libro di racconti brevi, Silberfaden, dove ci narra di avventure avvenute a Berlino, New York, Leipzig, Krakau, etc., il suo linguaggio è semplice e diretto. Le frasi, di solito, sono brevi. Le sue tematiche sono quelle della “Generation Golf”, ma anche lei traccia un tipo di donna, differente da quello del passato. Nella storia Barenberg i ruoli uomo/donna si ribaltano, con la donna che diventa cacciatrice e l’uomo la preda. È lui a rifiutarsi perché non può fare sesso con una persona che non ama e si addormenta:

Dopo averci bevuto una bottiglia di vino, Barenberg iniziò a comportarsi realmente in modo sciocco. Disse che ero una donna bella, la mia voce era ciò che gli piaceva di più … Si tolse i jeans, perché gli davano fastidio, si sedette davanti al letto con le gambe pelose in boxer a pois e cantò “Imagine” di John Lennon nella bottiglia vuota … disse che lui non mi amava e quindi non poteva andare al letto con me … Barenberg!, gridai. Barenberg, maledetto bastardo, segaiolo, ragazzina! Non sentiva niente. Dormiva come un morto … [31]

Nel racconto Ostwärts, che è ambientato a Berlino, Leipzig e Krakau, risalta l’idealizzazione di Miriam, amica della narratrice, della capitale tedesca:

Miriam indossava giacca a vento con cappuccio e portava una valigia con sé. La valigia le si rovesciò di lato, si affaticò a rialzarla. Poi la mise sotto la pensilina di lamiera ondulata dell’edificio delle aule universitarie. Sulla valigia vi era attaccato un adesivo bianco e allungato con la scritta: “Amo Berlino”… [32]

Tanja Dückers è nata nel 1968 a Berlino est. Ha viaggiato moltissimo grazie alle numerose borse di studio. È stata in diverse città fra le quali Barcellona, Praga, Cracovia e Los Angeles. Vi sono numerose sue pubblicazioni, il suo romanzo più conosciuto è Spielzone, un cult sulla vita notturna a Berlino negli anni novanta. Il libro si divide in due capitoli: il primo ha luogo in Thomasstraße e il secondo in Sonnenburger Straße. Entrambe le vie si trovano a Berlino, ma mentre la prima fa parte del quartiere di Neukölln, un posto noioso dove non accade nulla, anzi un po’ pericoloso per la presenza di Pittbull e disagio sociale, la seconda fa parte di Prenzlauer Berg, il centro culturale della città, famosa per le feste notturne.  Anche Tanja cita Kastanienallee:

… La Sonnenburger, la Schönhauser, la Kastanienallee, una meravigliosa zona grigia, non più est, non ancora ovest, dunque il posto giusto per sperimentare se stessi… [33]

Tanja ci descrive, senza pudori, un rapporto a tre: due uomini e una donna. Il linguaggio è diretto. I suoi protagonisti sono giovani, hanno voglia di sperimentare e Berlino gliene offre la possibilità. Alexa Hennig von Lange è nata a Hannover nel 1973 e lavora come scrittrice. Nel 2000 è stato pubblicato Mai 3D. Ein Tagebuchroman, scritto in collaborazione con Daniel Haaksmann e Till Müller-Klug, nel quale si descrive la scena culturale berlinese. Ci sono altre scrittrici di rilievo, che citerò però nel capitolo sui turchi.

di Emilio Esbardo

 


[1] Dalla lettera di Arthur Rimbaud a Paul Denemy; Charleville, 15. Maggio 1871 (traduzione di Diana Grange Fiori) in: Rimbaud – Opere, Oscar Mondadori, Milano, 1992, pag. 456 – 457.

[2] Birgit Haustedt, Die wilden Jahre in Berlin – Eine Klatsch- und Kulturgeschichte der Frauen, edition ebersbach, Berlino, 2002, pag. 120

[3] Wiebke Eden, Keine Angst vor großen Gefühlen, Schriftstellerin – ein Beruf, Elf Porträts, Fischer, Frankfurt am Main, März, pag. 9-10

[4] Rebia Tevfik Başokçu: Avrupada Yirmi Senem Nasil Geçti, Instanbul, 1942, pag.95-96. Citato nel libro: Ingeborg Böer, Ruth Haerkötter, Petra Kappert, Türken in Berlin 1871-1945 – Eine Metropole in den Erinnerungen osmanischer und türkischer Zeitzeugen, de Gruyter, Berlin · New York, 2002, pag. 209

[5] Birgit Haustedt, Die wilden Jahre in Berlin – Eine Klatsch- und Kulturgeschichte der Frauen, edition ebersbach, Berlino, 2002, pag. 75

[6] Wiebke Eden, Keine Angst vor großen Gefühlen, Schriftstellerin – ein Beruf, Elf Porträts, Fischer, Frankfurt am Main, März, pag. 47    

[7] Questo termine significa “donne delle macerie”. Le venne dato questo nomignolo per aver liberato Berlino dalla macerie causate durante il secondo conflitto mondiale

[8] Birgit Haustedt, Die wilden Jahre in Berlin – Eine Klatsch- und Kulturgeschichte der Frauen, edition ebersbach, Berlino, 2002, pag. 128

[9] Ibidem, pag. 149

[10] Ibidem, pag. 27

[11] Ibidem, pag. 57-58

[12] Ibidem, pag. 61

[13] Mark Gisbourn, Ulf Meyer zu Küingdorf, Jim Rakete, Kunst Station Berlin, Knesebeck, München, 2006, pag. 53

[14] Ibidem, pag. 150

[15] Ibidem, pag. 150

[16] Ibidem, pag. 170

[17] Dall’articolo: “Berlin ist ungemütlicher, aber lebendiger“ – Ein Gespräch mit Barbara Thumm, in: Hans-Jörg Clement, Szene Berlin – Ein Kultur-Lesebuch, Bostelmann & Siebenhaar, Berlin, 2003, pag. 56    

[18] Wiebke Eden, Keine Angst vor großen Gefühlen, Schriftstellerin – ein Beruf, Elf Porträts, Fischer, Frankfurt am Main, 2003, pag. 26-27

[19] Ibidem, pag. 83-84

[20] Ibidem, pag. 93

[21] Ibidem, pag. 164

[22] Ibidem, pag. 166

[23] Ibidem, pag. 35

[24] Ibidem, pag. 33-34

[25] Ibidem, pag. 44

[26] Ibidem, pag. 45-46

[27] Racconto Bäuchlins di Julia Franck in: Julia Franck, Bauchlandung – Geschichten zum Anfassen, dtv, München, 2002, pag. 7

[28] Ibidem, pag. 13

[29] Ibidem, pag. 14-15

[30] Julia Franck, Lagerfeuer, dtv, München, 2005, pag. 171

[31] Racconto Barenberg di Ricarda Junge in: Ricarda Junge, Silberfaden, Fischer, Frankfurt am Main, 2003, pag. 29-30

[32] Racconto Ostwärts di Ricarda Junge in: Ricarda Junge, Silberfaden, Fischer, Frankfurt am Main, 2003, pag. 65

[33] Tanja Dückers, Spielzone, AtV, Berlin, 2005, pag. 108

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