Molto rumore, per nulla?

Angela Merkel e Renzi - Foto: Emilio Esbardo

Matteo Renzi è arrivato a Berlino in un gelido venerdì di gennaio 2016. Il vento battente che di solito si alza dalla Sprea e sferza il vicino Cancellierato, residenza di Frau Merkel, nelle ore precedenti l’incontro ha concesso una flebile tregua.


Gli argomenti da trattare con l’uomo venuto dal Sud erano numerosi: crescita e occupazione, decisione sulla quota italiana dei tre miliardi destinati alla Turchia per i rifugiati, gli hot spot, neologismo usato per dire che i profughi vanno registrati, ma invece sono criticati perché noi non lo faremmo con la dovuta serietà e, infine, l’assicurazione comune sui depositi bancari che la Germania subordina alla definizione di standard precisi sui rischi dei titoli di Stato. Insomma, molta la carne al fuoco.

Eccoci ora all’apertura del sipario. Sotto decine e decine di riflettori, microfoni e taccuini, i numerosi giornalisti tedeschi, ma soprattutto italiani, stanno aspettando di filmare, fotografare e registrare. Aspettano in sostanza, con quel cinismo tipico della professione, quelle parole che il nostro Primo Ministro dovrà pronunciare per appianare le divergenze di vedute tra i due Paesi. In questi istanti tutti attendono di capire quale sarà l’atteggiamento di Matteo Renzi, tra poco nell’arena. 

Nel cuore storico della Capitale, vicino al Parlamento gruppi di turisti imbacuccati sembrano avere l’espressione di chi si trova di fronte a una desolante bruttezza. Davanti al moderno palazzone della Cancelliera, su un lato, operatori televisivi calibrano le angolature e gli sfondi da inserire nei loro reportage. Ma eccoci dentro. Non mancano le risatine e i commenti per il ritardo di inizio dei lavori, ma servono alcune messe a punto.

Renzi e Angela Merkel - foto: Emilio Esbardo

Nell’enfasi polemica dei giorni che hanno preceduto il summit, qualcuno aveva ipotizzato che il nostro Primo Ministro, con la baldanza di sempre, (sfoggiata per lo più in Italia) si sarebbe spinto a chiedere addirittura le dimissioni del tedesco Martin Selmayr, il capo della segreteria di Jean Claude Junker, colpevole di aver detto che a Roma manca un interlocutore politico con cui trattare. Argomento questo che, come vedremo non è stato nemmeno sfiorato. Il nostro Capo del governo si appalesa con l’espressione di chi ha in testa strategie difficili da spiegare a chi non le capirebbe mai. In un sapiente copione armonizza gesti, espressioni e parole:
“Mi chiedete -dice rispondendo a una domanda – il perché di alcune lacune che riguarderebbero il lavoro di identificazione dei profughi. Critiche che rispedisco al mittente. Se in passato vi sono state procedure difficili -ha continuato- oggi la polizia italiana sta facendo un grande lavoro. Fa addirittura la cosiddetta foto facciale che permette di rilevare indicazioni molto utili all’identificazione”.
Insomma, domanda qualcun altro, nessuna divergenza di azione e nemmeno di vedute specie sull’argomento profughi?
“Noi -ha risposto il premier- condividiamo con la Germania lo stesso ideale e lo stesso obiettivo. L’Europa ha bisogno di una strategia complessiva che consiste nel rispettare le regole e nel non chiudere gli occhi davanti ai dolori del mondo”. E poi, sull’argomento, non ha mancato di sferrare un colpo a Bruxelles. “In Europa servono meno codicilli e meno burocrazia”.

La “signora no”, da parte sua, ha definito i colloqui con il nostro Primo Ministro veramente amichevoli, e nel contempo ha lodato il lavoro del Governo italiano e le riforme messe in cantiere dal nostro Premier. Renzi a questo punto ha colto la palla al balzo per dichiarare con orgoglio che “l’Italia non è più il problema dell’Europa e ha voglia di intraprendere -ha aggiunto- il suo cammino come la storia del Paese impone”.

Non poteva mancare, infine, la questione Turchia.
Il nostro Capo del governo, pronto a sfogare la sua ansia di certezze, ha spazzato via eventuali malintesi.
“L’Italia -ha puntualizzato- non ha problemi con la Turchia, e nemmeno con la Giordania e il Libano e di conseguenza è disponibile al finanziamento dei tre miliardi alle autorità di Ankara”.
Cala il sipario su quest’altro vertice italo tedesco.
“Ora il pensiero corre a Goethe, che diceva: “Il comportamento è uno specchio in cui ognuno rivela la propria immagine”.

Fonte: il Deutsch-Italia / Leopoldo Innocenti

Leopoldo Innocenti, giornalista professionista. Attualmente vive a Berlino. Ha collaborato con quotidiani italiani ed emittenti estere realizzando per la Rai numerosi documentari televisivi ma, soprattutto, lavorando come inviato speciale del Giornale Radio Rai. Ha viaggiato in tutto il mondo descrivendo i più svariati teatri di guerra: da Gerusalemme a Bagdad, da Nassiria a Kabul passando per Beirut e Damasco.

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