Joachim Gauck e il suo modo di essere umano e solidale con la gente e tra la gente - I miei migliori scatti e articoli sul Presidente della Germania uscente

Joachim Gauck in vari momenti - foto: Emilio Esbardo

testo e foto di Emilio Esbardo

Berlino, 03.2016 – Joachim Gauck, nato a Rostock il 24 gennaio 1940, politico, attivista e scrittore, terminerà la sua funzione di Predidente della Germania il 17. März 2017, quando si congederà  con gli onori militari presso il Castello di Bellevue di fronte a 600 ospiti tra cui 300 cittadini impegnati nel volontariato.


Segnalo il libro Winter im Sommer – Frühling im Herbst: Erinnerungen, che ho letto con grande interesse, nel quale Gauck descrive i suoi ricordi durante gli anni trascorsi nella DDR.

Joachim Gauck durante il suo incontro con i giornalisti esteri - foto: Emilio Esbardo

Di seguito ripubblico i miei migliori articoli e foto di questi anni di Joachim Gauck come Presidente della Germania.

– La serata ufficiale, di gala, in onore di Giorgio Napolitano a Berlino – Storia e funzione del Castello Bellevue

Joachim Gauck e Daniela Schadt escono dal Castello per ricevere Giorgio Napolitano e Clio Maria Bittoni - Foto: Emilio Esbardo

Berlino, 03.2013  Il Presidente della Repubblica tedesca Joachim Gauck ha organizzato il primo marzo una serata in onore di Giorgio Napolitano, durante la sua visita di Stato, presso il Castello Bellevue.

Nella Langhanssaal è avvenuta l’introduzione ad alta voce degli ospiti, ai quali Napolitano e sua moglie Clio Maria Bittoni, Joachim Gauck e la sua compagna Daniela Schadt, hanno stretto la mano. A partecipare al “défilé” sono stati ammessi cinque fotografi tra cui Emilio Esbardo de il nuovo Berlinese, che ha realizzato il fotoreportage in esclusiva per i suoi lettori.

Durante la serata al Castello - Foto: Emilio Esbardo

Tra gli ospiti illustri c’erano il Ministro degli Esteri Thomas de Maiziére, il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, Giuseppe Vita, presidente dell’Unicredit, e l’ex Presidente della Germania Richard von Weizsäcker.

Il Castello Bellevue è la residenza ufficiale del Presidente della Germania dal 1994, quando era in carica Roman Herzog.

Clio Maria Bittoni, Giorgio Napolitano e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

È stato terminato di costruire nel 1785 su commissione del Principe Ferdinando di Prussia, come residenza privata senza nessuna funzione di rappresentanza. L’architetto Michael Philipp Boumann lo ha realizzato in stile neoclassico.

A partire dal 1844, l’edificio ha funto da museo d’arte contemporanea in Prussia. I nazisti l’hanno utilizzato per scopi propagandistici.

Nel 1941, durante i massicci bombardamenti della seconda guerra mondiale, è stato gravemente danneggiato. La ricostruzione è avvenuta tra il 1955 ed il 1959.

Nel 1957 il Parlamento ha deciso di assegnare la residenza ufficiale e privata del Presidente della Germania nella Villa Hammerschmidt a Bonn.

Il Castello Bellevue è vicino al Parlamento e alla Cancelleria, e a due passi dalla Colonna della Vittoria. È un edificio con una struttura centrale, con due ali laterali ed è circondato da un bellissimo parco adiacente al fiume Sprea.

Joachim Gauck, Daniela Schadt, Giorgio Napolitano e Clio Maria Bittoni - Foto: Emilio Esbardo

Il Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble - Foto: Emilio Esbardo

Oggi si contano 15 ambienti di rappresentanza. Ecco alcune brevi descrizioni:

Lo Studio: qui Joachim Gauck invita gli ospiti nazionali ed internazionali per dei colloqui. Questa è la sala dove si è tenuta la conferenza stampa di Giorgio Napolitano. Alle pareti vi sono i quadri Dresden vom linken Elbufer unterhalb der Augustbrücke di Bernardo Belletto, che rappresenta un paesaggio tedesco dalla prospettiva di un italiano; e Italienische Landschaft di Adolf Friedrich Harper, che ritrae un paesaggio italiano dal punto di vista di un tedesco.

La Galleria: dove normalmente si tengono le conferenze stampa ma anche ricevimenti e colloqui.

Langhanssaal: è l’unica sala ad essere stata ricostruita nelle sue originali forme classiche dopo la fine della guerra. Porta il nome dell’architetto che l’ha progettata: Carl Gotthard Langhans. Oggi, in questo spazio, hanno luogo i défilé degli ospiti delle serate organizzate dal Presidente. Inoltre qui si svolge la cerimonia molto ufficiosa, quando gli ambasciatori neonominati consegnano il loro attestato d’incarico al Presidente tedesco.

Großer Saal: è la stanza più grande del castello, dove ha luogo il banchetto di Stato, a cui sono invitati all’incirca dai 100 ai 150 ospiti. All’interno della sala si organizzano, inoltre, concerti, discussioni e consegne di premi.

L’ex Presidente della Germania Richard von Weizsäcker - Foto: Emilio Esbardo

L’ex Presidente della Germania Richard von Weizsäcker - Foto: Emilio Esbardo

Nel Parco avviene il saluto militare, dove il Capo di Stato ospite può simbolicamente ispezionare le truppe tedesche, come segno di fiducia tra i due Paesi. Questa è una tradizione nata nel 19simo secolo.

LISTA DEI PRESIDENTI DELLA GERMANIA RIUNIFICATA

Richard von Weizsäcker, partito CDU, dal 1° luglio 1984 al 30 giugno 1994

Roman Herzog, partito CDU, dal 1° luglio 1994 al 30 giugno 1999

Johannes Rau, partito SPD, dal 1° luglio 1999 al 30 giugno 2004

Horst Köhler, partito CDU, dal 1° luglio 2004 al 31 maggio 2010 (dimesso durante il secondo mandato)

Christian Wulff, partito CDU, dal 30 giugno 2012 al 17 febbraio 2012 (dimesso durante il primo mandato)

Joachim Gauck, indipendente, in carica dal 18 marzo 2012

– “La speranza di una vita in libertà, il desiderio di felicità e di poter crescere secondo il proprio talento” – Il bel discorso di Joachim Gauck alle celebrazioni del campo profughi Marienfelde

Joachim Gauck durante il suo discorso - Foto: Emilio Esbardo

– Berlino, 04.2013 – È stato un discorso molto sentito, che lo riguardava personalmente, quello che ha fatto il Presidente della Germania Joachim Gauck alle celebrazioni dei 60 anni del Campo Profughi Marienfelde.

Joachim Gauck, nato a Rostock nel 1940, è cresciuto nella DDR, dove ha lavorato come Pastore protestante ed è stato un convinto attivista per i diritti umani.

Anche avendone avuto la possibilità non è mai fuggito dalla DDR ed è rimasto, nonostante tutti i suoi figli fossero scappati nella Repubblica Federale.

Non ha mai nascosto la sua convinzione che la decisione più giusta fosse quella di rimanere per tentare di migliorare la situazione ed essere d’aiuto a tutti gli oppressi del regime. Al contempo, però, non ha mai condannato chi ha preso la decisione di voltare le spalle al proprio Paese.

Negli ultimi mesi prima della caduta del Muro è stata una delle figure centrali del primo movimento d’opposizione, il Neues Forum, ad essere stato accettato ufficialmente dal regime.

Dal 1990 al 2000, ha ricoperto il ruolo di presidente dell’istituzione incaricata di studiare ed ordinare gli atti presenti negli archivi della Stasi (Ministero della Sicurezza di Stato). A novembre del 1990 si è dimesso da Pastore.

In seguito, prima di essere eletto Presidente della Germania nel 2012, ha continuato ad impegnarsi nel civile. È stato, tra l’altro, uno dei patrocinatori della dichiarazione di Praga contro i crimini del comunismo.

Nel suo discorso d’introduzione alle celebrazioni di Marienfelde, da persona che ha sempre privilegiato la parte umana di ogni avvenimento, non poteva evitare di porre l’accento su una politica basata sull’integrazione degli stranieri.

Quando si abbandona la propria patria è perché lì, per diversi motivi, non si vive più bene. I tedeschi, secondo Gauck, quando incontrano gente proveniente dalle zone più disastrate della terra, debbono tenere in mente che essi stessi hanno una storia di emigrazione alle spalle.

In particolare non devono dimenticare il periodo della divisione quando un tedesco fuggiva dalla Germania (est) per stabilirsi in un’altra Germania (ovest), come ricorda con delle parole molto suggestive:

Ciò che è accaduto nell’ex campo profughi di Marienfelde, è una storia vecchia come quella dell’umanità e allo stesso tempo di scottante attualità: è il desiderio di una vita in libertà, senza paura, violenza e oppressione, è il desiderio di una vita migliore per sé e per i propri figli (…)

I motivi di fuga erano svariati: qui giungeva il proprietario terriero, che non era capace di produrre l’assurda alta quantità di beni, imposta dallo Stato. Qui giungeva l’artigiano che non voleva rinunciare al suo status di lavoratore indipendente. Il membro della Comunità Ecclesiale, che voleva vivere la sua fede apertamente e che per questo motivo era stato espulso dalla scuola superiore. L’insegnante che non riusciva più a sopportare la propaganda del Partito unico SED. Il giovane che non voleva farsi imporre che tipo di musica ascoltare o il taglio dei capelli. La figlia del medico a cui non era stato permesso di studiare.

Dietro ogni emigrazione c’è una storia lacerante alle spalle, che provoca cicatrici, che dureranno tutta la vita. Chi parte lascia di solito molti affetti. Chi rimane prova una sensazione di vuoto e deve sforzarsi per accettare la decisione di chi ha deciso di partire, a cui si potrebbe dare la colpa di fuggire vigliaccamente:

Voglio e posso parlare in questa circostanza non soltanto da Presidente della Germania, bensì da ex cittadino della DDR, che è rimasto – ed ha vissuto, come ci si sentiva dall’altra parte, dalla parte di coloro i quali non sono fuggiti. Sono scappati mia zia con i suoi figli. La mia giovane sorella. Molte persone vicine alla Comunità. Alla fine anche i miei propri figli e figlie (…)

Mi ricordo dell’iniziale indifferenza per gli addii, che apparivano così normali – ma che non lo erano affatto. Poi giungevano le sensazioni di tristezza e vuoto. Avrei voluto che quasi tutti fossero rimasti e che avessero rafforzato le fila dei dissidenti della DDR. Ma con quale diritto avrei potuto negar loro la speranza di una vita in libertà, il desiderio di felicità e di svilupparsi e crescere secondo il loro talento?

Ricordare tutto ciò significa accettare pienamente tutte le persone che ultimamente giungono in Germania da Paesi quali la Cecenia, la Bosnia, la Serbia, Iraq, la Siria, etc. Anzi secondo Gauck molti sono lavoratori specializzati, che potrebbero contribuire alla crescita economica della Germania.

Si è rivolto quindi alla politica affinché venga abolita la legge che impone ai richiedenti asilo di non poter abbandonare la zona dove sono stati assegnati al loro arrivo e ad abolire anche il divieto di lavoro. Lo scorso anno c’è stata la marcia pacifica da Würzburg a Berlino, con successivi scioperi della fame ed altre proteste nella capitale tedesca.

– “Nessuno abbandonerebbe la propria Patria se le cose lì andassero bene” – Il Presidente della Germania e la ragazza dell’Afghanistan

Il Presidente della Germania Joachim Gauck e Sadaf Walizada, la ragazza dell’Afghanistan - Foto: Emilio Esbardo

– Berlino, 04.2013 – Durante le celebrazioni dei 60 anni del campo profughi di Marienfelde, ha risvegliato la curiosità dei giornalisti e dei fotografi, la presenza di una ragazza, che si è avvicinata ed ha rivolto la parola a Joachim Gauck, il Presidente della Germania. Sembrava che la ragazza stesse confidando qualcosa di privato ed importante.

Il 28 aprile, sfogliando il quotidiano Berliner Morgenpost, mi sono imbattuto nell’articolo Präsident Gauck und das Mädchen aus Afghanistan (Il Presidente e la ragazza dell’Afghanistan), al quale era correlata una foto della stessa ragazza, simile ad una che avevo scattato io.

Dall’articolo ho appreso che la ragazza si chiama Sadaf Walizada. È giunta con la sua famiglia dall’Afghanistan ed è alloggiata al campo profughi di Marienfelde.

La ragazza, si legge nell’articolo del quotidiano berlinese Berliner Morgenpost, ha 12 anni ed ha confidato a Joachim Gauck che la loro richiesta d’asilo è stata rifiutata e che lei ha paura di ritornare nella sua patria. Il Presidente, dopo averle spiegato che, sebbene lui non avesse nessuna influenza sugli organi competenti del caso, avrebbe comunque potuto inviargli una lettera indirizzata al suo ufficio. La lettera, scritta direttamente in tedesco dalla dodicenne, è stata pubblicata all’interno dell’articolo.

Il Presidente della Germania Joachim Gauck e Sadaf Walizada, la ragazza dell’Afghanistan - Foto: Emilio Esbardo

Sadaf Walizada vive con la sua famiglia e con altri 600 fuggitivi nell’ex campo profughi dei cittadini della DDR di Marienfelde, dove è giunta il 18 ottobre 2011.

Secondo quanto riportato dal quotidiano berlinese, la ragazza di origini sciite ha paura dei talebani e di altri pericoli ai quali incomberebbe la sua famiglia nel caso di un ritorno in Afghanistan. La loro richiesta d’asilo è stata rifiutata perché non ci sono indizi sufficienti che facciano pensare che la famiglia sia perseguitata politicamente.

La regione, da dove provengono, però, è una delle più pericolose al mondo, soprattutto per le donne. Il padre della ragazza, Sadeq Walizada è nato il 1969 in un villaggio in una casa di argilla e pietra, dove hanno sostato, dapprima, le forze armate dei Russi, poi dei Talebani, in seguito degli americani ed infine degli europei.

Il quotidiano racconta nei dettagli l’incontro avuto con Sadeq, descrive il suo aspetto e racconta di come la ragazza si sia già integrata, abbia già appreso la lingua, abbia superato tranquillamento gli esami nella scuola tedesca. “In tedesco ha un 4. Un vero 4, non un 4 per emigranti” (“In Deutsch hat sie eine Vier. Eine echte Vier, keine Migranten-Vier”) accentua l’autore dell’articolo Philip Volkmann-Schluck. Il voto 4 corrisponde ad un “buono” italiano. Sadeq sogna di divenire parrucchiera.

Per rimanere in Germania, la perfetta integrazione di Sadeq e di suo fratello giocano un ruolo determinante. Fin quando sarà in corso la revisione del caso, la famiglia Sadeq non potrà essere cacciata dalla Germania. Il loro avvocato si dice fiducioso.

“Il Presidente Gauck ha detto che nessuno abbandonerebbe la propria Patria”, così si legge al termine dell’articolo, “se le cose lì andassero bene. Non si può affermare con sicurezza se la storia dei genitori di Sadaf è vera oppure no in ogni suo dettaglio, ma una cosa è certa: lei ha dodici anni e adesso vive in Germania”.

– Il Presidente della Germania Joachim Gauck e il suo modo di essere umano e solidale con la gente e tra la gente

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

Berlino, 04.2013 – Fotoreportage di Emilio Esbardo realizzato in esclusiva per i lettori de il nuovo Berlinese

Ieri mattina, il Presidente della Germania Joachim Gauck ha visitato il campo di prima accoglienza per rifugiati Marienfelde a Berlino, in occasione dei 60 anni della costruzione.

All’uscita dalla cerimonia è stato immediatamente circondato dai profughi. Joachim Gauck non si è sottratto al bagno di folla.

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck a Marienfelde - foto: Emilio Esbardo

– Il presidente tedesco Joachim Gauck riceve Barack Obama: il nostro fotoreportage

Berlino, 06.2013 – Il presidente tedesco Joachim Gauck è stato, come da protocollo, il primo a ricevere Barack Obama in visita a Berlino il 19 giugno 2013. Durante la parata militare, Joachim Gauck e Barack Obama, rompendo il protocollo, si sono avvicinati ai presenti ed ai fotografi a braccetto.

Joachim Gauck e Barack Obama - Foto: Emilio Esbardo

Barack Obama e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck e Barack Obama - Foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck e Barack Obama - Foto: Emilio Esbardo

Barack Obama e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Barack Obama e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck e Barack Obama - Foto: Emilio Esbardo

Barack Obama e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

– Posata la prima pietra del Castello di Berlino

Berlino, 06.2013 – Il 12 giugno 2013 si è tenuta l’inaugurazione del cantiere del Castello di Berlino, dove il Presidente della Germania Joachim Gauck ha posato la prima pietra. La costruzione, che secondo le intenzioni dell’architetto italiano Franco Stella dovrebbe diventare un punto d’incontro per berlinesi e turisti, è adiacente al fiume Sprea, nel cuore di Berlino tra Alexanderplatz e Friedrichstraße.

Joachim Gauck, Klaus Wowereit e Franco Stella durante la cerimonia - Foto: Emilio Esbardo

“Con il Castello, Berlino ottiene un’altra attrazione culturale ad alto livello e sono particolarmente lieto che sarà un luogo di scambio culturale per tutti”, ha affermato il sindaco della città Klaus Wowereit.

Ed ha poi aggiunto: “è stata una decisione difficile per il comune di Berlino investire di proprio 32 milioni di euro perchè in questo periodo di crisi sarebbe stata probabilmente una decisione più popolare rinunciare al progetto”.

Alla cerimonia, oltre a Joachim Gauck e a Klaus Wowereit, c’erano il sottosegretario alla Cultura Bernd Neumann, il presidente della Fondazione del patrimonio culturale prussiano Hermann Parzinger ed il Ministro Federale dei Trasporti tedesco Peter Ramsauer, che ha affermato: “Il mondo osserva come la città guarisce le sue ferite”.

L'architetto Franco Stella - foto: Emilio Esbardo

Franco Stella aveva vinto il concorso proponendo una ricostruzione con tre facciate seicentesche ed una moderna. Tre lati dell’edificio, il cui budget ammonta complessivamente a 590 milioni di euro, saranno fedeli allo stile originario, il quarto è stato lasciato alla libera interpretazione dell’architetto.

Dopo Renzo Piano con la ricostruzione di Potsdamer Platz, Stella sarà il secondo architetto italiano a lasciare un’importantissima impronta nella città riunificata.

All’incontro con i corrispondenti esteri ha spiegato che secondo lui la ricostruzione del Castello è importante.

Il Castello ha una precisa funzione storica; senza di esso, è impossibile comprendere lo sviluppo architettonico del centro berlinese.

Esso è stato l’unità di misura attorno alla quale sono state realizzate le costruzioni successive. Ad esempio il vialone Unter den Linden è stato voluto per collegare il Castello con il Tiergarten allora terreno di caccia dei re.

Sarebbe stato, dunque, ingiusto, secondo Stella, privare Berlino di un edificio andato semidistrutto a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale e fatto demolire completamente nel 1950 su decisione di Walter Ulbricht (l’allora Segretario generale del Comitato Centrale della SED, il partito socialista unificato della Germania Est), che voleva cancellare ogni collegamento con il passato prussiano.

Al suo posto, nel 1976, il suo successore Erich Honecker aveva fatto erigere il Palazzo della Repubblica, che ospitava i pomposi congressi socialisti tipici dell’epoca, ma era utilizzato anche come luogo per feste, concerti ed eventi culturali.

Tale Palazzo è stato, a sua volta, fatto demolire nel 2006, perché era pieno di amianto.

L’idea della ricostruzione del Castello era partita dal commerciante amburghese Wilhelm von Boddien, che è poi stato tra i fautori della raccolta fondi per la realizzazione del progetto.

La decisione non è stata accettata subito e ben volentieri. Ci sono state, infatti, forti discussioni sulla ricostruzione di un edificio che non esisteva più.

Anche la decisione, nel 2008, di affidare la ricostruzione all’italiano Franco Stella (classe 1943 di Thiene, città situata nella pianura nord vicentina), ha creato forti polemiche, visto che fino ad allora era stato uno sconosciuto architetto con alle spalle soprattutto una carriera universitaria.

La costruzione originaria del Castello era iniziata nel 1443 ed ha funto da residenza per i principi elettori di Brandeburgo, per i re di Prussia e per gli imperatori di Germania.

Una chicca: il cosiddetto quarto portale da dove Karl Liebknecht, il 9 novembre 1918, ha proclamato la nascita della Repubblica socialista, è stato messo in salvo ed inserito nella facciata dell’ex edificio del Consiglio di Stato della DDR, costruito tra il 1962 ed il 1964 dagli architetti Roland Korn e Hans-Erich Bogatzky.

All’incontro con i corrispondenti esteri i curatori del progetto hanno assicurato che i lavori termineranno per tempo e che si eviteranno i disastri di altri grandi opere colossali quali l’Aeroporto Willy Brandt e la Filarmonica dell’Elba.

L’inaugurazione avverrà nel 2019 ed i futuri visitatori avranno anche la possibilità di visitare all’interno della struttura la Biblioteca Centrale e Regionale di Berlino, il bellissimo Museo Etnologico ed il Museo di Arte Asiatica.

Tra le varie personalità ad attendere alla cerimonia c’era anche Giorgio Federico Ferdinando, principe di Prussia, pronipote dell’imperatore.

– Solenne cerimonia di giuramento dei soldati e delle soldatesse dell’esercito tedesco

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Berlin, 06.2013 – I corpi volontari delle Forze Armate della Germania hanno giurato davanti ai loro superiori, ai loro familiari e ai loro amici “di servire fedelmente la loro Patria e di difendere il diritto e la libertà del popolo tedesco”. La cerimonia si è svolta alla presenza del Ministro della Difesa Thomas de Maizière e del Presidente della Repubblica Joachim Gauck, che ha tenuto il discorso di giuramento. Come da tradizione l’evento si è tenuto il 20 luglio data che ricorda l’attentato fallito di Claus von Stauffenbergcontro Hitler nel 1944, come ha ricordato Gauck:

Oggi, 20 luglio, prendiamo ad esempio quelle donne e quegli uomini coraggiosi, che 69 anni fa hanno seguito la loro coscienza, cercando di rovesciare un regime ingiusto.

Nel suo discorso Gauck ha sottolineato le sofferenze causate dall’esercito tedesco durante le due guerre mondiali:

In Germania c’è una certa riluttanza ad adottare l’uso della forza militare come strumento politico: a ragione. I soldati tedeschi hanno causato sofferenze indicibili in due guerre mondiali. Ciò ha lasciato segni profondi nel nostro Paese fino ad oggi. Noi tedeschi abbiamo una responsabilità particolare. Per noi non è facile inviare soldati e soldatesse in operazioni armate. Anche questa è una buona cosa.

Nonostante tutto si ha bisogno di un esercito “per assicurare la pace, la libertà e il rispetto dei diritti umani”. E la Germania non si può sottrarre ai suoi doveri, quando necessario, d’intervento:

Piuttosto vogliamo – come affermato nel preambolo della nostra Costituzione – “come Membro alla pari in un’Europa unita garantire la pace nel mondo” – dapprima con mezzi politici, ma, ove necessario, anche con la forza militare. Poiché la rinuncia alla forza può condurre, in alcune situazioni, a lasciare campo libero agli aggressori.

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Occorre però un’attenta e costante valutazione delle circostanze per le quali dispiegare le forze armate, come ha aggiunto il Presidente tedesco:

Cosa succede, infatti, se gli obiettivi proposti non siano raggiungibili o il mezzo utilizzato è inadatto, ingiusto? Ci potrebbero essere delle circostanze, dove abbiamo sbagliato le nostre valutazioni. Ciò è ancora più amaro nei conflitti militari. Tuttavia la capacità di autocorrezione è uno dei grandi punti di forza della nostra democrazia. Per le nostre Forze Armate, l’esercito di questa democrazia, vale lo stesso principio di autocorrezione.

Toccante è stato l’argomento sui caduti. Joachim Gauck è particolarmente conosciuto ed appezzato per il suo lato umano che traspare in ogni occasione:

Il soldato si può trovare in situazioni nelle quali deve prendere decisioni difficili, le cui conseguenze potrebbero essere la perdita della propria vita o quella di un compagno o l’uccisione di un nemico. Quanto questo possa essere doloroso ho potuto comprenderlo durante la mia visita in Afghanistan quando ho letto i nomi dei soldati caduti.

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Durante la cerimonia - foto: Emilio Esbardo

Il 20 luglio è stata nominata Giornata della Resistenza contro il Regime Nazista, nel 1959, dal primo Generale dell’esercito tedesco del dopoguerra Heusinger, che ha definito l’azione di Claus von Stauffenberg e degli altri oppositori, come “azione contro l’ingiustizia e la mancanza di libertà”.

L’esercito tedesco con la cerimonia del 20 luglio vuole sottolineare il grosso significato dell’opposizione militare del 1944.

– Festa di compleanno al Castello Bellevue a Berlino

Durante l'annuncio degli ospiti. Helmut Schmidt al centro. Il Presidente Joachim Gauck stringe la mano al giornalista italo tedesco Giovanni di Lorenzo - Foto: Emilio Esbardo

Berlin 03.2014 – Giovedì 13 marzo 2014 presso il castello Bellevue, il Presidente tedesco Joachim Gauck ha invitato l’ex cancelliere Helmut Schmidt per festeggiare il suo 95° compleanno.

Alla serata erano presenti personalità politiche quali Lech Walesa, gli ex Presidenti della Repubblica Federale Tedesca Richard von Weizsäcker e Horst Köhler, il Presidente del Parlamento tedesco Norbert Lammert, il vice cancelliere Sigmar Gabriel, l’Ex Ministro degli Esteri Hans-Dietrich Genscher, Peer Steinbrück e il famoso giornalista italiano naturalizzato tedesco Giovanni di Lorenzo, che dirige la rivista Die Zeit.

Helmut Schmidt - Foto: Emilio Esbardo

Helmut Schmidt ha ricoperto la carica di Cancelliere dal 6 maggio 1974 al 1 ottobre 1982, giorno in cui al suo posto è subentrato Helmut Kohl a causa di una mozione di sfiducia (per la prima volta nella storia della Germania ovest).

L'ex Presidente della Repubblica Federale Richard von Weizsäcker - Foto: Emilio Esbardo

L'ex Presidente della Repubblica Federale Richard von Weizsäcker - Foto: Emilio Esbardo

– Il Presidente della Cina Xi Jinping a Berlino – Importanti accordi commerciali – Diritti umani – Politica estera

Berlin, 03.2014 – Il 28 marzo Angela Merkel (la Cancelliera vuole avvicinare la Cina all’Europa, attualmente troppo proiettata verso la Russia) e Joachim Gauck hanno ricevuto il Presidente della Cina Xi Jinping per stringere importanti accordi commerciali e politici.

La Cina conta 1,3 miliardi di persone ed è il Paese più popoloso al mondo. In un tempo relativamente breve si è trasformata da povera nazione agraria in seconda economia a livello mondiale.

Angela Merkel e Xi Jinping - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck riceve Xi Jinping e sua moglie Peng Liyuan - Foto: Emilio Esbardo

I due Stati hanno intenzione di rafforzare le loro relazioni diplomatiche e stabilire una politica volta alla sicurezza e alla pace a livello internazionale.

Tra i temi discussi vi sono stati il conflitto in Siria e la situazione critica in Ucraina.

Riguardo all’Ucraina Xi Jinping ha confermato, durante la conferenza stampa, di voler mantenere la sua posizione di non ingerenza ed ha appellato per una risoluzione diplomatica del problema.

“La cultura cinese vecchia di 5000 anni è fondata sulla pace e sulla lotta per l’unità e l’armonia”, ha detto Xi Jinping.

Anche se dopo l’odierna visita i rapporti tra Germania e Cina hanno fatto passi da giganti, sono piovute critiche aperte a causa della mancanza di diritti civili nel Paese asiatico.

Amnesty International lamenta che ogni anno vengono uccisi migliaia di oppositori.

“Sono sicuro che avrete molto più successo”, così si è rivolto Joachim Gauck a Xi Jinping “se aprirete la strada della concorrenza e se fonderete uno stato di diritto, dove nessuno è al disopra della legge” ed ha condannato il mercato selvaggio senza controlli e senza regole.

“La libertà di espressione è un elemento fondamentale”, ha detto Angela Merkel al Presidente cinese durante la conferenza stampa congiunta.

Particolare eco mediatico internazionale avrà la mostra del 3 aprile di Ai Weiwei a Berlino, che si terrà a tre anni esatti dalla sua carcerazione.

Joachim Gauck e Xi Jinping - Foto: Emilio Esbardo

Angela Merkel e Xi Jinping durante la conferenza stampa - Foto: Emilio Esbardo

Xi Jinping - Foto: Emilio Esbardo

In Cancelleria - Foto: Emilio Esbardo

Attualmente l’artista ed architetto vive, costantemente sotto osservazione, nel suo atelier ed ancora non si sa se potrà partecipare all’inaugurazione della propria esposizione berlinese, per la quale ha realizzato una copia esatta della sua cella in Cina, dove è rimasto recluso per 81 giorni.

Della Germania la Cina ammira la politica a favore dell’ambiente, dell’energia, della sicurezza alimentare e della qualità dei suoi prodotti, che si esportano facilmente.

Angela Merkel sta ricevendo numerosi capi di Stato e sta promuovendo le imprese tedesche a livello internazionale. In quest’ultima settimana in tre giorni consecutivi ha ricevuto a Berlino il presidente della Corea del Sud Park Geunhye, il Premier canadese Stephen Harper e per ultimo, venerdì 28 marzo il Presidente della Cina Xi Jinping.

Ad ogni incontro la Cancelliera ha ringraziato i suoi ospiti per aver portato al loro seguito anche i loro imprenditori.

Dagli accordi tedesco-cinesi a beneficiarne sono stati tra gli altri Daimler, Audi, BMW, Siemens e Bundesbank.

La Cina rappresenta il più importante partner economico della Germania nel continente asiatico ed il terzo a livello mondiale. L’anno scorso, secondo i dati a disposizione, sono stati scambiati tra i due Paesi merci dal valore di 140 miliardi di euro. Tra le novità degli accordi stipulati a Berlino c’è la cooperazione nel settore agricolo e alimentare.

Se è vero che Xi Jinping vuole aumentare la capacità di acquisto dei suoi concittadini, per i tedeschi grandi maestri nell’esportazioni, la Cina diventerà un mercato sempre più importante.

– Discorso di Navid Kermani in parlamento tedesco per il 65simo anno della costituzione

Navid Kermani mentre tiene il suo discorso davanti alle più alte cariche dello Stato - Foto: Emilio Esbardo

Berlin, 06. 2014 – Il Presidente del Bundestag Norbert Lammert ha invitato lo scrittore Navid Kermani, a tenere il discorso in Parlamento, dal punto di vista di una persona di origini straniere, sulla costituzione tedesca, redatta 65 anni fa, il 23 maggio 1949.

Essa era stata promulgata in via provvisoria, valida solo per la Germania occidentale, con capitale Bonn.

Dopo la caduta del Muro, la Germania unita continuò ad utilizzare la costituzione del settore occidentale. Gli ex Länder (denominati oggi i nuovi stati) della DDR, in tutto 5, vennero semplicemente annessi alla Repubblica Federale Tedesca.

La maggior parte del discorso di Navid Kermani, scrittore e islamista dalla doppia cittadinanza iraniana e tedesca, è stato applaudito dai politici dei diversi schieramenti.

Navid Kermani non si è limitato, solo, a propinare elogi. Il suo discorso era anche pieno di critiche.

Navid Kermani - Foto: Emilio Esbardo

Il Presidente del Bundestag Norbert Lammert - Foto: Emilio Esbardo

Il suo primo elogio, ricoperto da struscianti e lunghi applausi, riguardava la possibilità data ad un tedesco di origini straniere come lui, di poter tenere il discorso sull’anniversario della fondazione della Costituzione.

“Non esistono molti Stati, dove questo sia possibile”, ha affermato, “nella stessa Germania di 15 anni fa, sarebbe stato difficilissimo. Nell’altro Stato, di cui posseggo il passaporto, nonostante le numerose proteste e le vittime a causa delle libertà, una cosa del genere non la si potrebbe neanche immaginare”.

Kermani ha invece criticato aspramente il cambiamento della legge sui rifugiati in Germania avvenuta nel 1993. “Bisogna dare alle altre persone delle giuste chance”, ha detto, “per poter immigrare in modo legale e di non dover ricorrere al diritto di asilo”.

Il suo pensiero era diretto soprattutto a migliaia d’innocenti e incolpevoli profughi africani, che perdono la loro vita in mare. Kermani ha ricordato, inoltre, lo spiacevole e triste caso di Djamaa Isu, che, all’incirca un anno fa, si è impiccato con la cintura dei pantaloni nel centro di accoglienza di Eisenhüttenstadt, perché senza nessun motivo apparente, gli era stato rifiutato il diritto di Asilo.

Kermani ha preso ad esempio l’onorabilità e la rispettabilità di un politico come Willy Brandt, il quale ha dato mostra della sua umanità e grandezza quando si è inginocchiato in segno di umiltà davanti al Memoriale del Ghetto di Varsavia nel 1970, aborrendo i crimini nazisti.

Navid Kermani, al termine del suo discorso, viene accolto a braccia aperte dal Presidente della Germania Joachim Gauck

Panoramica del Bundestag - Foto: Emilio Esbardo

Il suo discorso è stato, riassumendo, un enorme grazie a nome di tutti gli immigrati e dei cosiddetti “lavoratori ospiti” che non sono più ospiti, bensì sono divenuti cittadini tedeschi a pieno diritto. Ma non a nome di tutti quegli immigrati che non hanno avuto la stessa fortunata sorte e che hanno dovuto abbandonare il suolo tedesco.

Navid Kermani è stato fatto sedere in Parlamento accanto al Presidente della Germania, Joachim Gauck, alla Cancelliera Angela Merkel e a Volker Bouffier (CDU).

Dopo Navid Kermani hanno parlato anche politici di diversi schieramenti. Dapprima ha preso la parola Volker Kauder del partito conservatore della CDU, che si è detto d’accordo solo su una parte del discorso dello scrittore.

Thomas Oppermann (SPD), Gregor Gysi (La Sinistra) e Katrin Göring-Eckardt (Alleanza ’90 – I Verdi) sono invece rimasti molto soddisfatti.

Il più soddisfatto di tutti è stato il Presidente della Germania, Joachim Gauck, che si è “lanciato” per stringere la mano a Navid Kermani. Cosa, che al contrario, non ha fatto la Cancelliera Angela Merkel (CDU).

– “1914 – 2014. 100 anni europei” / „1914 – 2014. Hundert europäische Jahre“

Joachim Gauck durante il suo discorso - foto: Emilio Esbardo

Berlino, 06.2014 La nostra Europa offre dimora a tutti suoi abitanti – indipendentemente a quale popolo, religione, sesso o nazione, essi appartengono / Unser Europa bietet Heimat, und zwar allen seinen Bewohnern – gleichgültig, welchem Volk, welcher Religion, welchem Geschlecht, welcher Nation sie angehören.

Lasciateci accettare dunque questa Europa, anche in futuro, come la nostra casa comune. Lasciateci esaminare, con obiettività e simpatia, dove la sua costruzione potrebbe essere migliorata. Lasciateci supportare con fiducia ciò che unisce tutti noi / Lassen Sie uns also dieses Europa auch in Zukunft als unser gemeinsames Haus annehmen. Lassen Sie uns mit Sachlichkeit und Sympathie prüfen, wo seine Konstruktion verbesserungswürdig ist. Lassen Sie uns mit Selbstbewusstsein für das eintreten, was uns verbindet.

– Joachim Gauck, Presidente della Germania, durante il suo discorso durante l’evento “1914 – 2014. 100 anni europei” / “1914 – 2014. Hundert europäische Jahre”

Venerdì 27 giugno su invito di Joachim Gauck, storici europei hanno partecipato ad un interessantissimo podio presso il Castello Bellevue, dove si è discusso l’attentato di Sarajevo del 28 giugno 1914, che ha causato lo scoppio della prima guerra mondiale, a causa della quale sono morti milioni di persone.

Che la guerra sia scoppiata a seguito dell’omicidio di Francesco Ferdinando, successore al trono d’Austria-Ungheria, e della sua consorte Sofia, è dal mio punto di vista, un fatto di coincidenze fortuite.

Infatti, in quel periodo, attentati come quelli di Sarajevo rientravano nella normalità.

A tal proposito basti citare le uccisioni di re Umberto I (29 luglio 1900 a Monza ad opera dell’anarchico Gaetano Bresci – in precedenza il re era scampato ad altri due attentati degli anarchici Giovanni Passannante e Pietro Acciarito) e dello Zar Alessandro II (13 marzo 1881 a San Pietroburgo colpito a morte da una bomba lanciatagli contro da Ignatij Grinevickij).

Guglielmo I, imperatore di Germania e re di Prussia, è stato vittima di tre attentati, uscendone gravemente ferito. Gli ultimi due, nel 1878, si sono susseguiti nel giro di tre settimane: l’11 maggio a Berlino ad opera di Max Hödel, lattoniere disoccupato, e tre settimane più tardi ci provò Karl Eduard Nobiling, sempre a Berlino il 2 giugno.

Tali attentati venivano organizzati come mezzo per raggiungere scopi politici. Nella maggioranza dei casi, però, provocavano l’effetto contrario a quello sperato. Infatti Bismarck utilizzò i falliti tentativi di Max Hödel e Eduard Nobiling per far ratificare le Leggi antisocialiste.

La prima guerra mondiale sarebbe potuta scoppiare, dunque, in qualsiasi momento, sia in precedenza all’uccisione di Francesco Ferdinando, sia successivamente. Le persone vivevano già sul piede di guerra; le intere società, le forti correnti culturali, quali i futuristi in Italia o gli espressionisti in Germania, erano impregnate di messaggi bellici.

D’altronde, come ha affermato Boris Kolonitskii dell’università di San Pietroburgo, autore di 100 anni e nessuna fine. Gli storici sovietici e la prima guerra mondiale, pubblicato nell’antologia “Osteuropa”:

La guerra è un patrimonio comune dell’Europa. Ancora oggi viene utilizzata la prima guerra mondiale con lo scopo di provocare mobilitazione politica, come ha recentemente mostrato il conflitto ucraino.

Durante l'evento nel Castello Bellevue - Foto: Emilio Esbardo

La prima guerra mondiale si è contraddistinta, rispetto alle precedenti, per la sua particolare atrocità e per essere stata l’anticamera dei crimini nazisti. Le sue conseguenze si risentono anche nei nostri giorni ed è importante ricordarlo costantemente, come ha affermato Joachim Gauck:

Tutti i 100 anni europei trascorsi a partire dal 1914 sono stati influenzati dalla prima guerra mondiale, a prescindere dalla consapevolezza o dalla non consapevolezza dei contemporanei. Per questo motivo abbiamo riportato tutti i singoli anni sul biglietto d’invito per questo evento. / Die 100 europäischen Jahre, die seitdem vergangen sind, waren, Jahr für Jahr, vom Ersten Weltkrieg mitgeprägt, ob das den Zeitgenossen bewusst gewesen ist oder nicht. Deswegen haben wir die 100 Jahre alle einzeln auf die Einladungskarte zu dieser Veranstaltung gedruckt.

“Le storie, che la guerra ha portato con sé”, ha ribadito lo storico Etienne François, “sono state dimenticate”. Ecco la necessità del ricordo.

Le conseguenze della grande guerra non riguardano solo l’Europa. Sempre citando Gauck:

Non riguarda solo l’Europa, bensì anche altri continenti. Dappertutto ha lasciato tracce fino ad oggi. In molte parti del mondo vi sono problemi rimasti irrisolti, provocati da questa guerra e dai suoi effetti / Er betraf nicht nur Europa, sondern auch die anderen Kontinente. Und überall hat er bis heute seine Spuren hinterlassen. An vielen Orten der Welt sind noch immer Probleme ungelöst, die durch diesen Krieg und seine Nachgeschichte aufgeworfen wurden.

La giornata in memoria dello scoppio della grande guerra è stata suddivisa in tre parti. Nella prima hanno discusso storici di differenti Paesi, per dimostrare come la prima guerra mondiale viene percepita differentemente a seconda della nazionalità. Nella seconda parte, esperti europei hanno parlato di ciò che si è appreso da questa guerra catastrofica.

La sera è stata inscenata l’opera “FRONT – Im Westen nichts Neues” di Erich Maria Remarque e Henri Barbusse del Thalia Theater Hamburg in cooperazione con NTGent. Lo spettacolo, che racconta le esperienze belliche, è stato allestito nel cortile interno del Castello Bellevue e poteva essere visto (volutamente dagli organizzatori) anche dalla gente che passava per strada per comunicare che il ricordo della prima guerra mondiale non è esclusivo per la classe dirigenziale, bensì appartiene a tutti.

La memoria di ciò che è successo allora è importantissima, perché serve a non abbassare la guardia, a non credere che la pace duratura in Europa dopo la seconda guerra mondiale sia qualcosa di scontato. Potrebbe sempre esserci qualche evento che possa portare a dei confronti molto duri. Ricordo un altro bel pezzo del discorso di Joachim Gauck:

Eppure oggi, un quarto di secolo più tardi, constatiamo: La storia non procede in un continuo miglioramento. Né il nazionalismo né le ideologie di salvezza sono scomparse così velocemente (…) La resistenza della Russia contro l’avvicinamento dell’Ucraina all’Europa ci ha portato a confrontarci con pensieri e modelli di comportamento, che credevamo di aver oramai da tempo superato nel nostro continente. Ciò a cui oggi stiamo assistendo è una vecchia maniera di pensare al potere e alle sfere d’influenza – compresa la destabilizzazione di Stati esteri e l’annessione di territori stranieri. Stiamo forse ricadendo in una politica di scontro e violenza? / Doch heute, ein Vierteljahrhundert später, sehen wir: Geschichte verläuft nicht in einer kontinuierlichen Aufwärtsbewegung. Weder Nationalismus noch Erlösungsideologien sind einfach verschwunden (…) Der Widerstand Russlands gegen eine Annäherung der Ukraine an die Europäische Union hat uns mit Denk- und Verhaltensmustern konfrontiert, die wir auf unserem Kontinent für längst überwunden hielten. Was wir heute erleben, ist altes Denken in Macht- und Einflusssphären – bis hin zur Destabilisierung fremder Staaten und zur Annexion fremder Territorien. Fallen wir etwa zurück in eine Politik von Konfrontation und Gewalt?

A questo punto del discorso Joachim Gauck si chiede come bisognerebbe comportarsi per mantenere la pace in Europa se essa viene messa in discussione da alcuni Paesi. Secondo il Presidente l’atteggiamento del Governo tedesco è stato giusto.

La Germania deve prendersi le sue responsabilità per conservare gli equilibri nel nostro continente, evitando però la pericolosa politica di confronto, ed utilizzando la diplomazia:

La Germania e l’Unione Europea stanno affrontando una grande ed inaspettata sfida. Noi non vogliamo in nessun caso ritornare ad una politica di scontro, ma ugualmente non vogliamo accettare che vengano ignorati i diritti fondamentali e che venga messa in forse la nostra comune base europea. Altrimenti rinunceremo ai noi stessi e ai nostri valori / Deutschland und die Europäische Union stehen vor einer großen, einer unerwarteten Herausforderung. Wir wollen keinesfalls zurück zu einer Politik der Konfrontation, aber ebenso wenig können wir eine Verletzung des Rechts und eine Infragestellung unserer gemeinsamen europäischen Basis einfach so hinnehmen. Ansonsten würden wir uns und unsere Werte aufgeben.

Del discorso di Gauck voglio toccare altri due punti che risaltano l’importanza che il presidente della Germania dà all’essere umano. Da sempre schierato contro la cattiva politica e contro il capitalismo selvaggio, cita, ridando dignità a tutte quelle persone che nella nostra “civile Europa” si stanno impoverendo sempre di più, provocando reazioni negative contro gli immigrati e contro l’Unione Europea stessa:

Sembra un paradosso: mentre la promessa europea di pace, libertà e benessere è attraente per coloro i quali non sono membri dell’Unione Europea, all’interno dell’Unione si consolidano le forze populiste e anti-europee (…) Vi è l’accusa che il globale settore finanziario esce indenne dalla crisi, mentre milioni di cittadini sprofondano nella miseria. Ciò alimenta il malcontento contro gli immigrati e i rifugiati / Es scheint paradox: Während das europäische Versprechen von Frieden, Freiheit und Wohlstand gerade für diejenigen attraktiv ist, die noch keine Mitglieder der Europäischen Union sind, erstarken innerhalb der Union populistische und europafeindliche Kräfte (…) Da gibt es den Vorwurf, dass der globale Finanzsektor aus der Krise weitgehend unbeschadet herauskommt, während Millionen Bürger in die Armut abrutschen. Da verschafft sich auch der Unwille über die Aufnahme von Einwanderern und Flüchtlingen Luft

Queste sagge parole di Gauck sono adatte per concludere questo articolo, ricordando che se i politici non si assumono le proprie responsabilità e non riportano crescita e lavoro sul continente europeo, la situazione potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

Bisogna riportare l’essere umano al centro dei mercati e non più i mercati al centro degli essere umani.

La ricchezza concentrata nelle mani di poche persone non giova neanche a tali privilegiati, perché una società disagiata potrebbe portare ad un populismo estremo, che già in passato si è reso colpevole di atrocità indicibili. I segnali d’allarme sono giunti molto forti alle ultime elezioni e politici come Marine Le Pen potrebbero far vacillare l’intero progetto europeo ed anche la lunga pace che dura dalla fine della seconda guerra mondiale.

Un’apparente tranquillità e la convinzione di tenere la situazione sotto controllo, può far prendere il problema sotto gamba.

Gli stessi lavoratori che nei raduni internazionali nelle grandi metropoli europee manifestavano a favore della pace prima dello scoppio della prima guerra mondiale, si sono poi uccisi brutalmente gli uni contro gli altri durante il conflitto.

– La Bundespressekonferenz (associazione federale delle conferenze stampa) ha compiuto 65 anni – i festeggiamenti a Berlino

Il Presidente dell'Associazione Gregor Mayntz con il Presidente della Germania - Foto: Emilio Esbardo

Berlin, 10.2014 – L’Associazione che organizza le conferenze stampa nella capitale tedesca ha compiuto 65 anni (la stessa età della Repubblica Federale).

Alla presenza di personalità del mondo della politica, come il ministro della Difesa Ursula von der Leyen e del Presidente tedesco Joachim Gauck, che ha tenuto un bel discorso, il 14 ottobre 2014 si è festeggiata la ricorrenza, alla quale hanno partecipato giornalisti provenienti da tutta la Germania e corrispondenti di tutto il mondo.

La peculiarità di queste conferenze stampa, a differenza di tutti gli altri Paesi del Mondo, è che esse vengono organizzate non dai politici, bensì dai giornalisti stessi, che hanno diritto di formulare le domande nei tempi e modi da loro decisi.

A causa delle domande, a volte estremamente critiche ed imbarazzanti, alcuni politici importanti tentano di evitare tali conferenze stampa, che si tengono tre volte la settimana.

I Cancellieri, normalmente, partecipano una volta all’anno.

Joachim Gauck nel suo discorso ha invitato a continuare a promuovere il giornalismo di qualità, visto soprattutto il consumo veloce di notizie, non approfondite, scarsamente verificate e dunque dannose, da cui siamo sommersi e bombardati oggigiorno:

Il giornalismo di qualità, come tutti noi lo desideriamo, è un giornalismo, che riconosce le tentazioni e le resiste. Non deve diventare una regola che, argomenti di lungo respiro scompaiano velocemente dall’ordine del giorno. Al contrario bisogna sostenere le domande del lettore, dell’ascoltatore e dello spettatore: Che cosa è successo con i progetti d’inizio anno del Governo? E della persona che, fino a poco tempo fa, era al centro di uno scandalo? E della zona di guerra di cui se n’è parlato dettagliatamente fino alla settimana scorsa? / Qualitätsjournalismus, wie wir alle ihn wünschen müssen, ist ein Journalismus, der Versuchungen erkennt und ihnen widersteht. Es darf nicht zur Regel werden, dass Themen, die eigentlich einen langen Atem brauchen, schnell wieder von der Agenda verschwinden. Stattdessen sind diejenigen Leser, Hörer und Zuschauer zu unterstützen, die fragen: Was ist eigentlich aus dem Regierungsvorhaben vom Jahresbeginn geworden? Was aus der Person, die vor kurzem noch im Mittelpunkt eines Skandals stand? Und was aus dem Kriegsgebiet, über das vergangene Woche noch ausführlich berichtet wurde?

Durante la serata - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck - foto: Emilio Esbardo

Gli ospiti delle conferenze stampa hanno il diritto di fare alcune dichiarazioni, senza che esse possano essere, però, rese pubbliche.

A intervenire alle conferenze sono anche i membri dell’Associazione dei Corrispondenti esteri in Germania (VAP).

Alla prima conferenza stampa in assoluto, nel 1949, hanno partecipato l’allora Cancelliere Konrad Adenauer e il ministro dell’Economia Ludwig Erhard (successivamente, Cancelliere dal 16 ottobre 1963 al 1º dicembre 1966).

La sede dell’Associazione, ora a due passi da Friedrichstraße a Berlino, è stata fino al 1999, nell’ex capitale federale Bonn.

Gli invitati alle conferenze non sono solo politici, bensì anche personalità del mondo della cultura e dell’economia.

È successo solo una volta nella storia dell’Associazione, che un politico abbia abbandonato la sala, perché infastidito dalle domande dei giornalisti. Si tratta dell’ex ministro dei Trasporti Reinhard Klimmt. L’episodio è accaduto il 15 novembre 2000. Il giorno successivo ha perso la sua carica.

Una tale peculiarità, quale quella delle conferenze stampa organizzate dai giornalisti, la si può comprendere solo inserendola nel suo periodo storico. La Germania aveva appena perso la seconda guerra mondiale, le città erano quasi totalmente distrutte a causa dei bombardamenti. Il primo pensiero degli Alleati era quello di una ricostruzione di una Germania, denazificata e democratica.

È risaputo che la democrazia può reggere e svilupparsi positivamente solo se vi è libertà di stampa e di espressione.

Il Presidente Sergio Mattarella a Berlino

Sergio Mattarella e Joachim Gauck - foto: Emilio Esbardo

Berlin, 03.2015 – “Le sono molto grato, Signor Presidente, per le espressioni di amicizia e di stima rivolte al mio Paese e per la calorosa accoglienza che mi ha riservato oggi a Berlino”.

È iniziato così il discorso della conferenza stampa del neoeletto Presidente della Repubblica Sergio Mattarella rivolto al Presidente tedesco Joachim Gauck.

Il resto del discorso di Mattarella si è incentrato soprattutto sulla necessità del superamento della crisi europea e del fondamentale ruolo che giocano Italia e Germania. “Viviamo una fase importante e delicata del cammino intrapreso, quasi settant’anni fa, dai Padri Fondatori”, ha affermato: “l’Europa deve cambiare passo. Deve risolvere le crisi che la scuotono all’interno e mostrarsi capace di affrontare, con coerenza e condivisione di intenti, quelle che emergono ai propri confini. Le crisi interne hanno monopolizzato il dibattito europeo degli ultimi anni (…) L’Europa deve riprendere a crescere, a sviluppare la propria integrazione. Soltanto così potrà continuare ad alimentare le speranze delle nuove generazioni. Queste sono le più duramente colpite dalla crisi e aspirano a traguardi di crescita ambiziosi e alla loro portata (…) Sono certo che Germania e Italia saranno accomunate dallo stesso laborioso slancio ideale”.

Sergio Mattarella e Joachim Gauck - foto: Emilio Esbardo

Joachim Gauck e Sergio Mattarella - foto: Emilio Esbardo

Sergio Mattarella e Joachim Gauck durante la conferenza stampa - foto: Emilio Esbardo

Sergio Mattarella e Angela Merkel - foto: Emilio Esbardo

Sergio Mattarella è giunto a Berlino su invito del Presidente Gauck, il quale, durante la conferenza stampa, si è complimentato per i successi nostrani: “Siamo molto colpiti dalla velocità del riforme attuate dal governo italiano”. Ed ha aggiunto: “Sono contento che lei abbia scelto Berlino per la sua prima visita all’Estero”. Tra i presenti vi era anche il Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

Dopo l’incontro con Gauck, Mattarella ha visitato dapprima Il memoriale del Muro a Bernauer Straße ed in seguito si è recato in Cancelleria. Ad attenderlo vi era Angela Merkel, che ha posato divertita di fronte ai fotografi, abbandonando il suo portamento serio che la contraddistingue.

Al termine della giornata, dopo aver incontrato i rappresentati italiani presso l’Ambasciata, il Presidente ha preso l’areo per Bruxelles.

– Visita della Regina Elisabetta in Germania

Daniela Schadt, Filippo di Edimburgo, Elisabetta II, Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Berlin, 06.2016 – Oggi alle ore 10.00, la Regina Elisabetta è uscita dall’Hotel Adlon a Berlino, dove ha risieduto, per raggiungere il campo di concentramento nazista Bergen-Belsen, situato nella bassa Sassonia, prima di salire sull’aereo che l’ha riportata in patria.

Ad attenderla all’uscita dell’hotel, di fronte alla Porta di Brandeburgo, oltre a un migliaio di simpatizzanti, vi era il sindaco di Berlino Michael Müller e un paio di damigelle che le hanno consegnato un mazzo di fiori.

Venerdì 26 giugno 2015 è stato il termine di un tour de force, anche per giornalisti e fotografi, i quali hanno documentato la permanenza di Elisabetta II nella capitale tedesca.

Questa è la sesta volta che la Regina si reca in visita in Germania. In precedenza vi era stata nel 1965, nel 1978, nel 1987, nel 1992, nel 2000, nel 2004.

Daniela Schadt e Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Daniela Schadt e Joachim Gauck mentre giunge la Regina - Foto: Emilio Esbardo

La Regina Elisabetta - Foto: Emilio Esbardo

Elisabetta II, Joachim Gauck - Foto: Emilio EsbardoElisabetta II, Joachim Gauck - Foto: Emilio Esbardo

Elisabetta II, 89nne, ha affrontato, insieme a suo marito Filippo di Edimburgo, tale viaggio con l’obiettivo di rafforzare i rapporti tra la Germania e il Regno Unito.

Non a caso durante la permanenza dei reali è giunto anche il premier David Cameron, che era già stato in Cancelleria a Berlino il 29 maggio scorso.

Durante il banchetto di Stato, presso il Castello Bellevue, la Regina ha tenuto un discorso teso ad ammonire contro i forti dissensi/contrasti all’interno dell’Unione Europea. Di fronte a 135 personalità del mondo dell’economia, della politica e della società ha affermato: “l’Unione europea ha bisogno della Gran Bretagna. Un’Europa unita significa stabilità, pace e libertà per tutti noi”.

Ho seguito la visita di Elisabetta II sia come giornalista sia come fotografo. Vi è stato un forte dispiegamento di forze dell’ordine, inferiore solo alla visita di Obama. La Regina è giunta all’aeroporto militare di Tegel martedì 23 giugno 2015.

Mercoledì 24 giugno alle ore 10.30 è stata ricevuta con gli onori militari dal Presidente tedesco Joachim Gauck e dalla sua compagna Daniela Schadt. Dopo l’incontro con degli studenti, è stato organizzato un giro in barca lungo il fiume Sprea. Alle 12.00 è giunta in macchina in Cancelleria, dove ad attenderla vi era Angela Merkel.

Angela Merkel all'Università tecnica di Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Michael Müller all'Università tecnica di Berlino - Foto: Emilio Esbardo

Gente in attesa - Foto: Emilio Esbardo

Gente in attesa - Foto: Emilio Esbardo

Manifesto in onore della Regina - foto: Emilio Esbardo

Gente in attesa - Foto: Emilio Esbardo

Gente in attesa - Foto: Emilio Esbardo

Alle 12.40 è stata la volta della Neue Wache – monumento dedicato alle vittime di guerra e di violenza – dove la Regina ha depositato una corona di fiori. Alle 14.30 ha partecipato all’evento “Queen’s Lecture” presso L’Università tecnica di Berlino, dove erano presenti anche Angela Merkel, Joachim Gauck e Michael Müller. Il tour de force di mercoledì è terminato con il sopracitato banchetto di Stato presso il Palazzo Bellevue alle ore 20.00.

Giovedì 25 giugno, in compagnia di Joachim Gauck e di Daniela Schadt ha raggiunto Francoforte con l’Aereo di Stato tedesco. Verso le 17.00 è ritornata a Berlino per presenziare alla festa in suo onore, organizzata all’interno della residenza dell’Ambasciatore britannico.

Venerdì 26 giugno 2015 è terminata la sua sesta visita ufficiale in Germania. Se questo basterà a convincere Angela Merkel a sostenere le richieste del Regno Unito all’interno dell’Unione europea, lo sapremo solo nei prossimi mesi.

Visita di Stato della Regina Elisabetta - foto: Emilio Esbardo

Elisabetta II e Joachim Gauck all'aeroporto di Tegel - Foto: Emilio Esbardo

Filippo di Edimburgo e Daniela Schadt all'aeroporto di Tegel - Foto: Emilio Esbardo

Filippo di Edimburgo, Daniela Schadt, Elisabetta II, Joachim Gauck all'aeroporto di Tegel - Foto: Emilio Esbardo

Elisabetta II e Filippo di Edimburgo all'aeroporto di Tegel - Foto: Emilio Esbardo

Partenza - foto: Emilio Esbardo

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