Intervista al Maestro PIETRO MASSA

Foto: Sebastian Runge

di Michela Buono

Il Maestro PIETRO MASSA
Un Musicista italiano che vive a Berlino

Alcuni giorni addietro ho avuto il piacere di intervistare il Maestro Pietro Massa, uno dei molti italiani che vivono all’estero e che con professionalità elevate nei vari campi della cultura, fanno onore all’Italia. Frequente è la constatazione di come la intraprendenza e la genialità di noi italiani tenda come ad esplodere in modo notevole al di fuori  dei confini nazionali.


Mi sembra si possa asserire, anche ascoltando altre “esternazioni” di uomini  d’ingegno italiani che vivono all’estero, che è pressoché costante la critica esplicita, o come appena accennata, alle istituzioni del nostro Paese ritenute incapaci da sempre di avere cura di quel vivaio di intelligenze italiane che dovrebbe essere considerato come sacro perché è una delle componenti  più importanti  di quella che si potrebbe definire l’anima di un popolo.

Si ha la situazione paradossale di prestare  una attenzione esagerata nei confronti di ragazzi che mostrano attitudini calcistiche, organizzando  delle squadre di gioco concepite come vivai di futuri campioni, mentre si ha totale  disinteresse nei confronti di  giovani che lasciano intuire  notevoli potenzialità intellettive.

Ecco le risposte  che il maestro ha dato alle mie domande:   

1) Nessun’altra città mi fa sentire libero come Berlino, che clima musicale si respira qui che le altre città non hanno?

Berlino è una città multietnica e multiculturale, tutti gli stili dalla musica pop alla classica sono rappresentati in una forma spesso interessante. Si respira un’atmosfera altamente motivante grazie anche alle presenza di tre teatri dell’opera e di più di 10 istituzioni concertistiche di alto livello. L’offerta musicale non è paragonabile a nessuna altra città del mondo, i prezzi di accesso sono molto più bassi rispetto agli altri paesi e questo facilita la presenza di un pubblico giovane.

2) Lei ha studiato prima a Milano e poi a Parigi, quali differenze ha notato con l’Italia relativamente ai programmi e all’insegnamento?

In Italia ho beneficiato enormemente della preparazione nei conservatori a cominciare dallo studio della composizione, nonostante i programmi ministeriali siano fermi agli anni 20-30 del Novecento. Per fare un esempio, la serietà della preparazione contrappuntistica che si riceve in conservatorio segue gli schemi risalenti al Gran Prix de Rome. Ciò che è stato successivamente semplificato ha reso l’apprendimento molto più superficiale. Il problema dei conservatori italiani è rappresentato dal personale docente che va cambiato, hanno invece rinnovato i programmi che funzionavano. Noi abbiamo musicisti di altissimo livello che devono andare all’estero per poter lavorare sia nei conservatori che nelle orchestre, in Italia non trovano spazio perché i conservatori sono pieni di gente che non ha attività concertistica, non ha incisioni alle spalle e spesso non sa suonare il proprio strumento. A Parigi ho studiato con Aldo Ciccolini, qui a Berlino ho preso il dottorato in filosofia, la mia preparazione musicale l’avevo conclusa in Italia. Nelle Hochschule ho notato che il personale docente ha un livello molto alto. Noi siamo un popolo di alta caratura ma ci manca la capacità di far funzionare le istituzioni mettendo alle porte le persone che non sono in grado di insegnare.

3) Ha rinunciato ad insegnare in una università americana scegliendo di rimanere qui, non deve essere stata un scelta facile, che cosa l’ha spinta?

La scelta in sé è stata facile, difficili sono state le conseguenze:  nel 2006 ho preso il dottorato e negli ultimi anni di dottorato, dal 2004, l’attività di musicista  mi ha consentito di studiare ma sono stati due- tre anni difficili perché mi sono dovuto barcamenare economicamente parlando. DeutschlandRadio mi ha preso sotto l’ala protettiva, nel 2008, per incidere il repertorio italiano e i contratti mi hanno permesso di vivere e di inserirmi nel circuito. Non ho dato tanta importanza alla sicurezza economica in questa scelta perché avrei avuto una tranquillità finanziaria da una parte, dall’altra mi avrebbe privato del tempo. E’ fondamentale per un artista avere del tempo libero per leggere o anche per fare cose inutili.

4) La riscoperta del repertorio italiano del 19° e 20° secolo tra cui il secondo concerto per pianoforte e orchestra di Castelnuovo-Tedesco trovato in America…
…come ha saputo che lo spartito si trovava in America?

Sapevo che il lascito si trovava nella biblioteca municipale di Washington e parlando con la nuora di  Castelnuovo Tedesco, sono venuto a conoscenza che alla biblioteca di New York  è conservato  altro materiale. Lì ho trovato un manoscritto autografo  del secondo concerto per pianoforte ed orchestra. Sono andato all’archivio della New York Philarmonic Orchestra perché il concerto era stato eseguito nel 1939, diretto da Sir John Barbirolli ed ho  sentito anche  la Barbirolli Foundation a Londra, ma non  ne avevano conservato una copia.  A Londra La Royal Accademy, che ha un archivio internazionale, mi ha fatto sapere che una copia della partitura era a Philadelphia perché il governo americano, poco prima di entrare in guerra, aveva predisposto che tutte le opere dei giovani compositori venissero fotocopiate per evitare che andassero perse: anche la partitura del secondo concerto per pianoforte ed orchestra era stata fotocopiata e  così l’ho potuta richiedere, ricevendola a Berlino dopo una settimana.

5) E’ una scelta particolare per un musicista. Perché ha scelto questo repertorio?

Io ho scelto questo repertorio per due motivi. Il primo per una sorta di “missione culturale”, come italiano all’estero sono contento di impegnarmi per il mio Paese. Il monopolio dell’opera italiana degli ultimi trecento anni ha messo da parte il repertorio strumentale che è di altissimo livello, non è conosciuto né all’estero né in Italia ed è un capitolo della storia della musica non ancora scritto. Avendo studiato musicologia alla Freie Università di Berlino, ho acquisito degli strumenti di ricerca che mi hanno consentito di cercare negli archivi. Il secondo motivo è costituito da un elemento utilitaristico, ossia ho una chance di carriera notevole e DeutschlandRadio mi appoggia pienamente per portare all’incisione dei concerti per pianoforte e orchestra italiani. Quindi di Castelnuovo- Tedesco, Petrassi, Dalla Piccola, Martucci, Respighi, Casella. E’ un repertorio enorme che necessita di una buona ricerca musicologica e di un interprete che raccolga questa eredità-

6) Da noi non c’è questo sentimento di riscoperta, come mai?

L’ Italia è una paese da circa trenta anni addormentato, c’è una forma di apatia dovuta anche alla mancanza di speranza. Questo è un problema principalmente politico, fin tanto che la politica non riuscirà a rinnovare le istituzioni, a mettere le persone capaci nelle istituzioni, il clima di corruzione culturale, di immobilità gestionale, non potrà cambiare.

7) Da un punto di vista discografico, Lei ha inciso le opere di questi compositori, c’è interesse verso questo repertorio anche da parte del pubblico?

Per me non costituisce un problema, non mi pongo mai in un’ottica di mercato. Il mercato, nel mio caso, non mi impone di eseguire determinate tendenze, io cerco di creare l’interesse, desidero che questa musica sia conosciuta, a livello di distribuzione si valuterà poi come raggiungere il pubblico. Le persone interessate si avvicineranno a questo prodotto con il tempo.

8) Se questo capitolo della storia musicale non viene insegnato, come far conoscere questo repertorio alle giovani generazioni?

Il motivo per cui ho fondato un’agenzia ed una casa discografica è perché  grazie a questi due  strumenti, ho la possibilità di far circolare idee e progetti servendomi di vari elementi ad esempio Lebel Miricae Classic oggi Naxos come distributore nel mondo, Deutschland Radio, i direttori di orchestra con stagioni stabili e l’attività concertistica che mi consente di acquisire  visibilità.  La mia funzione è di tirare fuori la partitura dal cassetto e renderla conoscibile attraverso un concerto o un’incisione.

9) Esistono altre opere sempre di questo periodo che vorrebbe riportare alla luce ed incidere?

Ci sono diversi compositori che mi interessano molto, ad esempio Casella, come vorrei incidere il concerto per pianoforte e orchestra di Sgambati, la Fantasia Indiana di Busoni, il Konzertstuck sempre di Busoni che è un pezzo giovanile per piano e orchestra.

10) Parliamo del Massakonzert Management, immagino si tratti della gestione di eventi musicali in Germania e nel resto del mondo. L’Italia?

Io rappresento degli artisti italiani che si sono impegnati nel repertorio italiano e che hanno anche inciso. Con le istituzioni concertistiche italiane non lavoro per diversi motivi: è un mercato estremamente monopolizzato e le istituzioni musicali italiane fanno fatica a pagare. In   Germania non devo fare una telefonata per sapere quando vengo pagato, il denaro arriva automaticamente. Io lavoro con le istituzioni italiane in Germania e la collaborazione è perfetta. L’istituto italiano di cultura in Germania paga dopo il concerto, è una istituzione statale che si comporta con i canoni di serietà tedesche e sono estremamente precisi.

11) I progetti che ha in serbo per il 2016 La riguardano sia come concertista che come organizzatore di eventi, vogliamo citarne alcuni?

Il 28 maggio del 2016 avremo una retrospettiva Castelnuovo -Tedesco a Berlino, abbiamo già avuto con l’istituto italiano di cultura, il 7 marzo 2015, una retrospettiva di Giacinto Scelsi che ha anche interessato la stampa berlinese con giornalisti in sala. C’è stato il saluto del direttore dell’istituto italiano di cultura di Berlino, della presidentessa della Fondazione Scelsi di Roma, tre interventi musicologici, proiezione di un film su Scelsi, l’intervista a due compositori tedeschi molto vicini allo stile di Scelsi e poi un concerto.

12) Tra gli autori “classici” predilige Chopin, Beethoven, Liszt, Skryabin, Casella, il suo prossimo concerto, il 30 dicembre, alla Konzerthaus di Berlino, sarà improntato su musiche di Chopin. Parliamo di questo concerto.
(Per maggiori informazioni: www.konzerthaus.de/programm/jahresabschlusskonzert-pietro-massa)

Sarà uno Chopin Gala. Alla Philarmonie suono diversi autori, alla Konzerthaus  sono concerti monografici, ho già eseguito Liszt, Grieg , Skryabin. Oggi i concerti monografici non si usano più, andavano molto negli anni ’60 -’70 ma io li trovo splendidi, permettono di andare a fondo nella personalità di un compositore.

13) Oltre agli studi in Italia compresa la laurea e il dottorato a Berlino, fondamentali per la sua carriera sono state le collaborazioni con il Rachmaninoff String Quartett (Russia), il Lamy String Quartett (Giappone), Staatskapelle (Berlino). Quali altre collaborazioni sono previste e quando?

Sono dei gruppi da camera, si tratta di quartetti d’archi. I Programmi saranno con Deutschland Radio e riguarderanno il repertorio italiano. Stiamo contattando diverse orchestre tedesche per produzioni discografiche unite ai concerti. Ad esempio il concerto di Salieri, di Clementi. Le mie produzioni discografiche degli ultimi 10 anni sono tutte dal vivo e Deutschland Radio interviene quando il concerto viene inciso dal vivo.

14) Lei ha realizzato diversi video, ne sono previsti altri per il prossimo futuro?

Il trenta  gennaio 2016 con i  sei momenti musicali di Rachmaninoff,  in primavera le sei partite dei Bach.

15) Come reagisce il pubblico nei confronti di questi autori così poco conosciuti?

In Italia non ho mai suonato questo repertorio, in Germania il pubblico reagisce a volte con rabbia, nel senso che si chiede come mai un repertorio di questo tipo non venga mai suonato. Anche i giornalisti si pongono la stessa domanda. I pianisti suonerebbero anche questo repertorio ma le istituzioni concertistiche ragionano in base agli incassi. Servono istituzioni per questo tipo di repertorio che non badino al problema di eventuali perdite.

16) Concerti nel 2016

Ho concerti soprattutto in Germania, 16 giugno 2016 Philarmonie, Febbraio a Dresda, a maggio Monaco. Poi di nuovo Berlino.

17) C’è un argomento che le piacerebbe venisse affrontato e che nessuno le ha mai proposto?

Ad esempio quali sono i miei obiettivi? Ne ho due: il primo è quello di scrivere questo capitolo di storia della musica italiana per pianoforte e orchestra con 50 produzioni discografiche nei prossimi venti anni, 10 sono già stati incisi e 5 usciranno nel gennaio del 2016. Sto costituendo un team di musicologi che facciano ricerca negli archivi di brani per pianoforte da eseguire in prima mondiale. Il secondo è quello di impegnarmi a lasciare un segno nel repertorio principale, Liszt, Chopin, Schubert, Schumann. Dieci pianisti suoneranno lo stesso brano in modo diverso e saranno comunque dieci diverse interpretazioni. La mia interpretazione cerca di portare al massimo livello il messaggio che io ho acquisito e che posso concretizzare, il risultato è un prodotto unico e personale. Per me l’obiettivo è di portare al massimo livello qualitativo quella che è la mia visione personale dell’opera. 
Il rapporto con il testo segna la via per un artista. Ad esempio Petrassi aveva proibito di eseguire il suo concerto per pianoforte e orchestra perché non gli piaceva ma, avendolo pubblicato, il destinatario diventa l’umanità, non è più il compositore. Ciò che scrive un compositore sulle proprie opere da un punto di vista interpretativo è quasi ininfluente, mi interessa quello che ha scritto sulla carta pentagrammata. Quando un pianista immette un cd sul mercato o ha fatto un concerto, non si può ritirare, deve assumersi le proprie responsabilità. Ciò che mi impedisce di avvicinarmi, a volte, alla musica contemporanea riguarda le partiture aperte in cui il compositore lascia una possibilità improvvisativa all’esecutore. Ma è il compositore che deve dirmi cosa suonare. Per me esiste un linea di confine tra me e il compositore che è dato dal testo, prima c’è lui, dal testo in poi ci sono io.

18) Ha comprato un Loft a Friedrich Strasse qual’è la sua funzione?

I lavori inizieranno ad aprile del 2016 ma il loft non esiste ancora. E’ un progetto del Senato tedesco e si riferisce al fatto che nelle metropoli europee i terreni centrali sono sempre stati dati al migliore offerente e gli appalti acquistati da grosse società che hanno creato grandi magazzini e questo ha portato ad una spersonalizzazione dei centri storici. In città come Zurigo e Monaco, per rendere più interessante il centro storico, hanno creato degli ateliers che hanno poi affittato agli artisti. A Berlino hanno creato una cooperativa di artisti con fondi: diamo un terreno centrale non al miglior offerente ma al miglior progetto. Si tratta di un terreno di 4 mila mq che una cooperativa di artisti ha acquistato per 2 milioni e mezzo di euro. Siamo la prima cooperativa in Europa per superfici con finalità culturali. Abbiamo gli occhi della politica berlinese addosso ed anche della stampa. Per la mia agenzia avrò un loft di 140 mq, non pagherò un affitto, avrò il mio Steinway e uno studio di 40 mq per incidere. Avrò una agenzia che lavorerà a costo zero e sarà il centro di irradiazione della mia attività. La mia casa discografica “Myricae Classics” avrà una sede in un posto centralissimo a Berlino. Vivrò insieme ad altri artisti in un ambiente culturale molto vivo.

HOMEPAGE PIETRO MASSA: www.pietromassa.com

Maestro, molte grazie per la Sua disponibilità e tantissimi Auguri per la sua attività presente  e futura

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